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Cosa fa sì che della psicoanalisi possa trasmettersi?

Pubblicato il 8 Gennaio 2023

Maurizio Paciullo

Inizialmente l’invito della Scuola ad implicarmi in un cartello-lampo risuonò come una forzatura che
avrei dovuto inserire tra i molti impegni di questo periodo. Con l’avvio del lavoro nel cartello-lampo,
dove nessuno ha scelto nessuno e dove al primo incontro si è dovuta subito esprimere una decisione
su chi dovesse occupare il posto del più-uno, gli aspetti immaginari hanno trovato un terreno arido su
cui attecchire e presto ha preso posto un “fare con” alimentato dal desiderio di sapere. Ciò che ci ha
messo al lavoro non è stato un transfert immaginario ma qualcosa che ci causava già prima di
incontrarci. Mi sembra di poter affermare che ciò che ha fatto legame, anche grazie al più-uno che ha
condotto il lavoro senza favorire dinamiche di gruppo, è stato un oggetto causa legato alla psicoanalisi
e depurato – in alcuni momenti di più, in altri di meno – da questioni personali. Il poco tempo a
disposizione ha certamente fatto da argine a possibili derive immaginarie ma penso che anche
l’esperienza nelle analisi personali di ognuno ha avuto un peso importante nel mettere in gioco non
un amore di transfert ma un transfert di lavoro.
Jacques-Alain Miller nella sua Teoria di Torino sul soggetto della Scuola ci spiega che con
l’invenzione del cartello Lacan dissocia il gruppo con un movimento che procede in due direzioni:
separa il soggetto dal significante padrone, quindi dissocia “il soggetto dal godimento che comporta
il suo rapporto con il significante padrone” e rinvia ciascuno al suo legame con l’ideale contribuendo
così a creare un legame di scuola. Il legame di Scuola presuppone un transfert di lavoro che è possibile
se ciascuno ha avuto almeno un po’ di esperienza dell’inconscio e quindi aver fatto almeno un po’ di
analisi che abbia dato la possibilità di capire cos’è la divisione soggettiva. L’esperienza dell’inconscio,
esser stati toccati da una certa logica di rapporto con il proprio inconscio e con il proprio godimento
è il prerequisito perché ci sia qualche possibilità che il collettivo si strutturi in modo nuovo e non
segua la via più naturale. Una nuova “logica collettiva” tra soggetti causati dallo stesso oggetto che è
la causa analitica è possibile dove il proprio oggetto-causa ideale è, grazie all’analisi, depotenziato.
Miller con la Teoria di Torino ci dice che “Il posto dell’Ideale, in un gruppo, è un posto d’enunciazione.
Da qui, due modi distinti d’enunciazione sono concepibili, praticabili.”. Quello di un discorso che
crea un Noi e mette in opposizione amici e nemici, dove c’è una forte alienazione soggettiva all’Ideale.
Oppure quello di un discorso nel quale dal posto dell’Ideale si possono enunciare delle interpretazioni.
Cito Miller: “Interpretare il gruppo significa dissociarlo e rinviare ognuno dei menbri della comunità
alla propria solitudine, alla solitudine del suo rapporto con l’Ideale.”. Per questo la Scuola ha
bisogno di analisti che producano atti di interpretazione che favoriscano ad ognuno la misura dello
scarto tra la causa particolare del proprio desiderio e la causa freudiana come significante ideale. Nel
legame di scuola non c’è un insieme dove si fa uno. Nella Scuola si è chiamati al lavoro ma si è sempre
chiamati uno per uno, per fare delle cose insieme ma uno per uno. “Solo come sono sempre stato
nella mia relazione con la causa analitica” dice Lacan nel 1964 quando fonda la sua Scuola. E Miller
nella sua Teoria di Torino aggiunge: “…Se ognuno è rinviato alla propria solitudine, separato dal
significante-padrone, come potrebbe sostenersi una comunità?” “Questo è il paradosso della Scuola
e la sua scommessa – che presuppone, in effetti, che sia possibile una comunità tra dei soggetti che
conoscono la natura dei sembianti e il cui Ideale, il medesimo per tutti, non è nient’altro che una
causa sperimentata da ciascuno al livello della propria solitudine soggettiva, come una scelta
soggettiva propria, una scelta alienante, persino forzata, e che implica una perdita.”.
Anche il lavoro di cartello implica una perdita perché non si parla da una posizione di padronanza di
soggetto supposto sapere; perchè non si ripete ciò che c’e scritto nei testi ma si è invitati nella difficoltà
a dire con le proprie parole e a proprio modo; perché si parla senza sapere; perché si parla da una
posizione analizzante che produce – almeno questo è ciò che ci si auspica – un sapere inedito su ciò
che la psicoanalisi ci insegna e non un sapere mosso dall’amore del sapere non-saputo del nostro
inconscio. Ognuno nel legame di Scuola è mosso dalla causa analitica che comunque si mescola alla
causa del proprio discorso soggettivo che muta nel corso dell’analisi e questo fa si che la causa
analitica non sia un’astrazione uguale per tutti. Ognuno ha il suo transfert verso la Scuola.
L’invenzione del cartello da parte di Lacan è un atto che introduce una nuova logica del collettivo.
Un atto che mira alla trasmissione della psicoanalisi che si trasmette se c’è dell’inconscio che si dice.
Ma si deve dire a qualcuno che sancisce quel dire. La teoria del motto di spirito sottolinea l’importanza
dell’Altro che autentifica il dire del soggetto. Producendo un momentaneo effetto di caduta della
rimozione l’Altro dà la possibilità al soggetto di cogliere anche ciò che non aveva intenzione di dire
certificando così qualcosa che ha a che fare con l’inconscio. Miller con la sua Teoria di Torino ci dice
che la Scuola è un soggetto che pensa attraverso i suoi membri, attraverso i contributi individuali di
ognuno. Contributi che sorgono da un lavoro svolto in solitudine che si porta e si propone nel luogo
della Scuola istituito per dare i suoi effetti. Il soggetto Scuola crea questo legame molto particolare e
innaturale tra solitudini. Una per una chiamata a dire della psicoanalisi da una posizione analizzante.
La Scuola è per Lacan un luogo dove deve svolgersi un lavoro, per esempio attraverso il cartello, e
dove può essere portato un lavoro al quale deve essere garantito un controllo. Un effetto di
trasmissione/formazione. Questo riguarda anche la pratica clinica dove con il controllo l’analista
rivolgendosi a un terzo si mette in posizione interrogante rispetto al suo operato.
Grazie al lavoro di questo cartello-lampo oggi, alla domanda che mi ero posto su cosa fa si che della
psicoanalisi possa trasmettersi, rispondo che non sono gli analisti a garantire la trasmissione della
psicoanalisi ma l’esistenza di una Scuola-soggetto intesa così, come Lacan ci ha trasmesso, dove sia
possibile un transfert di lavoro tra un soggetto e un altro soggetto.

Testi di riferimento:
S. Freud “Bisogna insegnare la psicoanalisi all’Università?” 1919, in Opere, vol.9, pag. 33-35
J. Lacan, “Atto di fondazione” giugno 1964 in Altri scritti, pag. 229-240
J. Lacan, “Proposta del 9 ottobre 1967 sullo psicoanalista della Scuola” in Altri scritti, pag. 241-
256
J. Lacan, “Sulla trasmissione della psicoanalisi” luglio 1978 in, La Psicoanalisi, n. 38, pag. 13-16
J. Lacan, “D’Écolage”, Lettera dell’11 marzo 1980, https://cartello.slp-cf.it/uncategorized/decolage/
Miller, “Teoria di Torino sul soggetto della scuola”, sul sito SLP.

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