Esthela Solano-Suarez

Genealogia del cartello

Lacan fonda la sua Scuola il 21 giugno 1964. Con quest’atto rispondeva alla sua esclusione dall’Associazione Psicoanalitica Internazionale, pronunciata l’anno precedente. L’orientamento del suo insegnamento, incentrato su un ritorno a Freud, si era iscritto a rovescio rispetto allo spirito dell’istituzione psicoanalitica internazionale, luogo in cui, nel corso del tempo, i concetti elaborati da Freud sono stati sostituiti da norme e precetti vuoti, che andavano contro lo spirito freudiano. La scomunica, 1 nome che Lacan ha dato alla sua esclusione, riguardava quindi il suo insegnamento e anche la sua pratica di sedute regolate dalla scansione, la quale, mettendo sottosopra gli standard consacrati, faceva valere una logica temporale accordata alla funzione del significante.

La funzione del cartello

L’École freudienne de Paris è quindi concepita da Lacan nel senso della riconquista del Campo freudiano, e quanti verranno in questa Scuola si impegneranno – enuncia allora nel suo “Atto di fondazione” – a fare un lavoro “che nel campo aperto da Freud reintroduca il vomere tagliente della sua verità; che riconduca la prassi originale da lui istituita con il nome di psicoanalisi al compito che a essa spetta nel nostro mondo.” 2 E tale lavoro, qui è un lavoro di Scuola, si realizzerà, aggiunge, secondo il principio di “un’elaborazione sostenuta in un piccolo gruppo” 3 chiamato cartello. Come Jacques-Alain Miller metteva in evidenza, il cartello è contemporaneo della fondazione della Scuola e questo “organo di base” è concepito come un mezzo e come uno strumento per la realizzazione di un lavoro. Così, attraverso il cartello, Lacan dichiara guerra alla direzione dei notabili, dei didatti, delle Sufficienze e delle Beatitudini che aveva preso in giro nel suo testo “Situazione della psicoanalisi e formazione dello psicoanalista nel 1956”.4 La passe, il cui dispositivo e il cui concetto saranno presentati da Lacan tre anni dopo, nell’ottobre del 1967,5 verrà a far cadere in modo più evidente la funzione dell’analista didatta. Con il suo atto, Lacan fa esistere una Scuola in cui ciascuno viene per lavorare, non per sedersi e ricevere una lezione accademica dagli analisti didatti. Questo sovverte i posti, e in particolare il posto del sapere, poiché tale sapere ognuno può conquistarselo, a condizione di mettersi al lavoro. Questo lavoro non si fa in solitudine ma in seno a un cartello. Un’altra parte, congruente concettualmente con la prima, è la passe, che non tratteremo qui.

La struttura del cartello

Il cartello è un piccolo gruppo composto, come si può leggere nell’“Atto di fondazione”, “da un minimo di tre e da un massimo di cinque persone, quattro è la misura giusta”.6 E Lacan precisa allora che, a questo numero di persone, si aggiunge la “PIÚ UNA incaricata della selezione, della discussione e dello sbocco da riservare al lavoro di ciascuno”.7 Mette l’accento sul fatto che la funzione del più-uno non costituirà “un titolo territoriale”, né una promozione, nella misura in cui ogni cartello, dopo un certo tempo si disfa, e gli elementi di un gruppo permutano in un altro. Concepisce così, non una gerarchia “a testa in giù”,8 ma un’organizzazione circolare e vorticosa che assicuri un lavoro di formazione. Il lavoro del cartello deve sfociare in una produzione, non collettiva, ma individuale. Constatando, nel corso del tempo, il fallimento della sua Scuola che “funzionerebbe in senso contrario” rispetto a quello per cui l’aveva fondata,9 Lacan decide di dissolverla nel gennaio del 1980. L’11 marzo annuncia durante il suo Seminario la creazione della Cause freudienne,10 precisando in tale occasione che restaura, in seno ad essa, l’organo di base il cui dispositivo era stato annunciato durante la fondazione della Scuola. Riprende il cartello affinando la sua formalizzazione e così precisa quanto segue: “In primo luogo – quattro si scelgono, per proseguire un lavoro che deve avere il suo prodotto…. In secondo luogo – La congiunzione dei quattro si fa attorno a un Più-Uno che, se è qualunque, deve essere qualcuno”.11 In seguito dà questa precisazione importante, relativa alla funzione del più-uno: “Sta a lui occuparsi degli effetti interni all’impresa, e provocarne l’elaborazione”.12 Vale a dire fare in modo che sia un’impresa orientata da un lavoro, e non un gruppo per stare insieme e chiacchierare a vuoto, dal momento che il più-uno dovrebbe provocare in seno al gruppo di parola una elaborazione. In altri termini, non è lui che lavora da solo, è al posto dell’agente che vettorizza un processo di lavoro. Per prevenire gli effetti di presa di consistenza del gruppo, Lacan precisa anche questo: “In terzo luogo: per prevenire l’effetto di colla, si deve fare permutazione, al termine fisso di un anno, al massimo due”13 indicando così che il cartello è un mezzo per la realizzazione di un lavoro a condizione che il piccolo gruppo, che gli dà la sua base materiale, non sia una fine in sé.

Il cartello concepito a partire dalla logica borromea

Cinque anni prima, il mese di aprile 1975, ci fu un convegno (le Giornate) dell’Ecole freudienne de Paris consacrato al cartello. Il 15 aprile 1975, qualche giorno dopo, Lacan riprende nel suo Seminario delle questioni relative al cartello. Ricorda allora che “l’avvio di ogni nodo sociale si costituisce dal non-rapporto sessuale come buco”.14 Eravamo conquistati dalla proposta di Lacan secondo cui il discorso fa legame sociale. Qui, egli fa un passo in più indicando che, al posto del non-rapporto sessuale che fa buco perché non cessa di non scriversi, si iscrive il legame sociale a cui dà uno statuto nodale. Quindi, ogni discorso che fa legame sociale si annoda su sfondo di non-rapporto sessuale. Se seguiamo la sua dimostrazione è importante considerare che il non-rapporto sessuale come buco conta come un UNO, poiché è l’Uno del reale. É così che leggo la frase che segue la sua precedente affermazione: “quello che voglio dire è che anche se siete solo tre, farà quattro, da cui la mia espressione «più-uno»”.15 Per orientarci meglio su questa affermazione, riprendiamo la lezione del 15 maggio 1973 del Seminario Ancora, capitolo intitolato da Jacques-Alain Miller “Anelli di corda”. È qui che Lacan spiega che “il suddetto anello è certamente la più eminente rappresentazione dell’Uno, nel senso che racchiude solo un buco”.16 È facile constatare che un anello di corda può essere riconosciuto in quanto un anello di corda e, al tempo stesso, tale anello di corda isola un buco, un buco che è all’interno di tale anello ma anche in continuità con il buco esterno. In questa proposizione di Lacan leggiamo quindi la complessità relativa all’Uno. Lacan evoca, in effetti, che il senso dell’Uno è equivoco a causa della “bifidità dell’Uno”,17 che è, da un lato, l’Uno-tutto-solo e, dall’altro, l’Uno contabile, l’Uno che si conta e che prende posto nella serie dei numeri. Ma allora, come si passa dall’Uno-tutto-solo alla serie dei numeri? Frege18 ha dimostrato che la serie spunta fuori dalla formula n+1. Qui il +1 che si aggiunge al numero che precede nella serie è lo zero, che è equivalente all’insieme vuoto, in quanto insieme che non contiene nessun elemento e che conta, nondimeno, come Un insieme.19 In questa prospettiva il buco del rapporto sessuale è l’insieme vuoto, o anello di corda, che conta come Uno, e annoda i partner di un nodo sociale. L’aspetto più avvincente di tale dimostrazione di Lacan consiste, a mio avviso, nel fatto di considerare la non permanenza del nodo sociale, dato che se uno dei nodi si libera, “il gruppo sarà sciolto”, il che prova che “il nodo è borromeo e che è costituito da tre consistenze minime”.20 Per giustificare la necessità del quarto termine Lacan aggiunge che: “Di tre consistenze, non si sa mai quali sia reale. Per questo motivo è necessario che siano quattro”.21 Questo ci indica anche che ogni legame sociale supplisce al rapporto sessuale che non si scrive e, per quanto concerne il cartello, la cui funzione consiste in un’elaborazione di sapere, essa gira attorno a questo buco inviolabile nel sapere. Ora, se il più-uno ha la funzione di provocare l’elaborazione di sapere, forse è proprio aggiungendosi in quanto zero che conta come Uno-in-più, propizio a generare una serie di significanti la cui funzione è quella di stringere il buco, senza che per questo esso si ricopra.

Traduzione di Adele Succetti

Note

1 J. Lacan, Il Seminario, Libro XI, I quattro concetti fondamentali della psicoanalisi, Einaudi, Torino, 2003, p. 5.
2, ↲3 J. Lacan, “Atto di fondazione”, in Altri scritti, Einaudi, Torino, 2013, p. 229.
4 J. Lacan, “Situazione della psicoanalisi e formazione dello psicoanalista nel 1956”, in Scritti, Einaudi, Torino, 1974, p. 473.
5 J. Lacan, “Proposta del 9 ottobre 1967 sullo psicoanalista della Scuola”, in Altri scritti, op. cit., pp. 241-256.
6, ↲7 J. Lacan, “Atto di fondazione”, in Altri scritti, op. cit., p. 229.
8 J. Lacan, “Atto di fondazione”, in Altri scritti, op. cit., p. 230.
9 J. Lacan, “Lettera di dissoluzione”, in Altri scritti, op. cit., p. 313.
10, ↲11, ↲12, ↲13 J. Lacan, Le Séminaire du 11 mars 1980, « D’Ecolage », Ornicar ?, nn. 20-21, 1980, p. 15.
14, ↲15 J. Lacan, Le Séminaire, livre XXII, « R.S.I. », Ornicar ?, n. 5, Paris, hiver 75/76, p. 55.
16 J. Lacan, Il Seminario, Libro XX, Ancora, Einaudi, Torino, 2011, p. 121.
17 J. Lacan, Le Séminaire, Livre XIX, … ou pire, Seuil, Paris, 2011, p. 134.
18 G. Frege, I principi dell’aritmetica, Boringhieri, Torino, 1965. E anche, J.-A. Miller, “La sutura, elementi della logica del significante”, in Un debutto nella vita da Sartre a Lacan, a cura di C. Licitra, Borla, Roma, 2010.
19 J.-A. Miller e A. Di Ciaccia, L’Uno-tutto-solo, Astrolabio, Roma, 2018, cap. 7, pp. 97-107.
20, ↲21 J. Lacan , «R.S.I.», op. cit., p. 55.