Cartelli della Scuola Lacaniana di Psicoanalisi del Campo Freudiano
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Insegnamenti del cartello della passe dell’EBP

Pubblicato il 24 Settembre 2019

Angelina Harari
1 Novembre 2019

Traduzione di Marco Lipera e Adele Succetti. Revisione di Roberta Margiaria.

Parlerò a partire dall’esperienza come più-uno di un cartello della passe, per partecipare alla Conversazione sulla passe (aprile/2012).

Tra gli assi di ispirazione proposti mi sono interessata a quello intitolato “Insegnamenti dei Cartelli della passe” e, munita del materiale fornito da tre passants non nominati, poiché è uno dei motivi di elaborazione del cartello a cui ho partecipato come ex-stime, tenterò di articolare le differenze tra “passe sapere e passe del parlessere”, tema che pure è stato proposto per animare questa Conversazione.

Sarebbe molto riduttivo, a mio avviso, far equivalere queste non nomine con la passe sapere, principalmente perché l’ultimissimo Lacan non invalida il periodo comunemente noto come insegnamento di Lacan, che lo precede. Nel definire le differenze tra queste due forme di passe si evidenzia che non c’è necessariamente una gerarchia tra di loro, e neppure che esse configurano stili che si escludono. I passants o gli psicoanalizzanti, ciascuno di volta in volta, tentano di mostrare di aver raggiunto un qualche tipo di universalità? Accadrebbe così nella passe sapere; ma non mi è sembrato, dal momento che non sono venuti armati di matemi per spiegare come è avvenuta la traversata del fantasma. Decisamente siamo nell’epoca della passe del parlessere, in cui si tratta di mostrare la portata raggiunta sul lato della singolarità, senza motivi per privarsi della singolarità, tutto al contrario. Questo è l’effetto atteso dalle testimonianze degli A.E. sulle analisi in corso, in accordo con l’orientamento lacaniano, poiché Jacques-Alain Miller dal 1980, nel suo testo “Delenda Pelo Passe” (Opção Lacaniana, n.18, 1997, p. 9), anche noto con la sigla P.L.P.1, insiste nel promuovere la passe dandole un luogo privilegiato nella trasmissione della psicoanalisi, l’insegnamento della passe comprendendo qui anche i cartelli della passe, l’insegnamento come produzione in grado di dare il primato alle diversità, alla singolarità ottenuta attraverso un punto di soddisfazione al termine dell’analisi, fine impossibile da ottenere senza resti sintomatici, pertanto luogo privilegiato su cui pensare le questioni cruciali della psicoanalisi.

Troviamo un altro asse di ispirazione nella domanda che Jacques-Alain Miller formula, nel suo corso “L’Essere e l’Uno” (lezione IV del 9 febbraio 2011), e cioè: “Il rapporto del soggetto con la pulsione si svolge sulla scena del fantasma?”

In quale contesto viene formulata questa questione? Quando l’autore afferma che l’insegnamento di Lacan è una difesa contro il reale. L’insegnamento di Lacan nella sua epoca d’oro, così come fu conosciuto, caratterizzò il suo tentativo di addomesticare il reale facendo di esso una domanda articolata al livello superiore del grafo. Secondo Miller, fu in un modo costretto e forzato che Lacan, lentamente, cedette di fronte al reale. Così la pulsione fu dapprima scritta a partire dalla domanda e il godimento fu introdotto nella dialettica del desiderio.  Nell’epoca del grafo potremmo rispondere di si, che il rapporto con la pulsione si sviluppa sulla scena fantasmatica, dal momento che essa era iscritta a partire dalla domanda. Proseguendo nell’orientamento lacaniano, il modo più semplice di concepire la funzione della parola come avente un’incidenza sulla pulsione è quello che Lacan fa nell’affermare che nella pulsione, esso (ça) parla. Anche se il soggetto non ha alcuna idea del fatto che, nella pulsione, parla. Quando, invece, il riferimento è il godimento come evento di corpo, non più articolato alla legge del desiderio, non vi è più parallelismo tra la parola e la pulsione, come nel grafo del desiderio e si stabilisce il primato del godimento femminile, non più articolato alla posizione sessuata maschile. É questa pulsione in quanto tale che si tratta di verificare nella passe, più precisamente del soddisfacimento dell’esigenza pulsionale.

Cito ora alcuni esempi attraverso le risposte fornite ai passants, soluzioni che non hanno configurato delle nomine, ma che sono comunque abbastanza illuminanti. Questo mostra che tutta la produzione nel dispositivo della passe è benvenuta in quanto si trasforma in un elemento di elaborazione al servizio della singolarità, della diversità e della dimostrazione della plasticità pulsionale.

In uno degli esempi il cartello non ha riscontrato dubbi circa il fatto che c’era stata analisi. Mettere a tacere la voce dell’Altro è fondamentale, aggirare con astuzia questo Altro terribile ricorda una frase del Seminario XI ” (…) che la pulsione ne fa il giro” (Il Seminario XI, p. 164). Lacan ci dice che questa gli sembra la formula migliore, che la pulsione ne fa il giro si riferisce al seno, nella sua funzione di oggetto, di oggetto a causa del desiderio. Questo, però, non basta per dire del destino della pulsione in quanto ci sono cose che sono anestetizzate in lui. Meglio dire che il pulsionale lo anestetizza. Pertanto la soluzione che si configura non ha permesso una nomina.

In un altro esempio, il cartello ha ascoltato con interesse come l’analisi ha fornito chiarezza sulla posizione soggettiva nella modalità di godimento e sulla soluzione piuttosto importante di una “relazione calma” con l’Altro sesso. La domanda sulla donna, come un uomo può avere a che fare con una donna, rimane legata al godimento fallico.

Nel terzo esempio, non necessariamente in questo ordine, il cartello ha ascoltato con interesse la trasmissione della testimonianza ed evidenzia i guadagni di sapere estratti come una formula costruita alla conclusione dell’esperienza analitica. Colui che rende l’altro felice, questa formula non dice, però, come lo rende felice. Questa elaborazione non ha permesso al cartello di arrivare ad una nomina.

La passe del parlessere raggiunge la soggettività del nostro tempo, pur non volendo uno schema universale, lo stesso per tutti, che impone una risposta collettiva del genere “a ognuno un godimento autistico”, bensì verifica in ciascuno il suo carattere inalterabile, come soluzione singolare.

L’esperienza in corso non permette di assumere questo testo di rapporto del cartello, abbiamo scelto pertanto di trasmettere un punto di vista, un taglio possibile tra molti altri, pur usando le risposte fornite ai candidati, frutto dell’elaborazione collettiva del cartello.

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