Barbara Lupo
“Una lettura attenta dell’Atto di fondazione non dovrebbe lasciare alcun dubbio: nell’intenzione di Lacan, il lavoro della Scuola “restaurare la verità … ricondurre la prassi … nel dovere…, denunciare le deviazioni e i compromessi” passava dal cartello. Passare dal cartello, vale a dire: non dai seminari né dai corsi o dalle conferenze o dai colloqui. Niente di tutto ciò: dal cartello”.
J-A Miller “La Scuola al rovescio” 1
Procedendo dalle preoccupazioni espresse nel 1956 sulla Situazione della Psicoanalisi e sugli effetti dei meccanismi dell’istituzione analitica (IPA 2 ) sulla formazione dello psicoanalista, Lacan arriva all’atto “… idoneo a riverberarsi con più luce sull’atto, poiché è atto che si riproduce a partire dal fare stesso che esso comanda”3: Lacan fonda l’École Française de Psychanalyse. Una “eteronomia del simbolico di cui nessuna preistoria ci permette di cancellare il taglio con cui si instaura. Al contrario, tutto ciò che essa ci consegna non fa che scavarla sempre di più…”. 4
Una scelta etica che conduce Lacan per primo ad “avanzare nella solitudine di un soggetto che è in rapporto con una causa da difendere e da promuovere. Egli avanza e si presenta non come un soggetto che si propone egli stesso come Ideale, ma come un soggetto che è in rapporto con un Ideale, come gli altri che invita a raggiungerlo nella sua Scuola”. 5
Nell’“Atto di fondazione” del 1964 sono due le modalità di accesso all’École: farsi conoscere da un membro del cardo (ovvero da un membro del comitato di accoglimento che ha istituito) oppure attraverso “il gruppo costituitosi per mutua scelta, secondo l’atto di fondazione, e che si chiamerà cartello” … “composto da un minimo di tre e da un massimo di cinque persone; quattro è la misura giusta. Più Una incaricata della selezione, della discussione e dello sbocco da riservare al lavoro di ciascuno. Dopo un certo periodo di attività, agli elementi di un gruppo verrà proposto di passare in un altro”.6
Nel 1956, Lacan dichiara la preoccupazione che guida Freud nell’organizzazione della AIP di assicurare il mantenimento del suo pensiero nella sua completezza nel momento in cui lui non ci sarà più per difenderlo7 e nel 1964 sceglie il Cartello come dispositivo di “inserimento nella Scuola” per il carattere di temporaneità e per la spinta che induce ciascuno a lavorare in gruppo8.
Un definito periodo di attività, un “gruppo costituitosi per mutua scelta” e non secondo il gradus gerarchico di appartenenza (Sufficienze, Ben-necessari, Beatitudini 9, “la misura giusta” dei suoi componenti, “il titolo del lavoro che ciascuno intende portare avanti”10, la funzione del Più-Uno che favorisce la discussione frenando la collaborazione tra Cartellanti o Cartellizzanti, ciascuno mosso dal proprio desiderio di sapere e di produrre. Le caratteristiche di questo dispositivo sottolineano la possibilità11 di “un’organizzazione circolare di … funzionamento”12, di un passaggio di sapere distinto dalla logica del gruppo e lontano dai possibili effetti di accumulazione e di stagnazione del sapere e delle relazioni che Lacan denunciava nel 1956.
“Questi fenomeni di sterilizzazione, … non possono essere senza rapporto con gli effetti di identificazione immaginaria la cui istanza fondamentale è stata da Freud rivelata nelle masse e nei raggruppamenti. Il meno che se ne possa dire è che tali effetti non sono favorevoli alla discussione, principio di ogni progresso scientifico. L’identificazione all’immagine che dà al raggruppamento il suo ideale, nel nostro caso quello della sufficienza incarnata, fonda bensì, come Freud ha mostrato in uno schema decisivo, la comunione del gruppo, ma ciò avviene precisamente a spese di ogni comunicazione articolata.”13.
L’“elaborazione sostenuta in un piccolo gruppo”14 vuole confutare il pluralizzarsi e il trasmettersi del sapere attraverso la via della riproduzione immaginaria e sostenere “la trasmissione dell’insegnamento della psicoanalisi da un soggetto all’altro attraverso un transfert di lavoro”15. Nell’intenzione di Lacan, nella sua Scuola ciascuno sperimenterà la spinta (S1) e il movimento verso il sapere diretto verso se stesso, la propria pratica clinica e la causa analitica16 poiché essa per “garantire il rapporto dell’analista con la formazione che essa dispensa”17 si muove a partire da ciò che “fa di per sé obiezione all’inter-soggettività: il transfert”18. Nella Scuola di Lacan il passaggio di sapere è movimento transferale dell’Uno che passa(nt) la propria domanda dall’analista alla Scuola e al “discorso analitico” (passe) e movimento transferale di lavoro rivolto alla Scuola di ciascuno dei Cartellanti e del “Più Uno” del Cartel19.
Nel 197220 Lacan scrive: “Lamia impresa parrebbe disperata (e pertanto lo è, è questa la disperazione) perché è impossibile che gli psicoanalisti formino un gruppo. Eppure il discorso psicoanalitico (ecco il mio tracciato) è proprio quel discorso che può fondare un legame sociale sbarazzato di qualsiasi necessità di gruppo…. La presente osservazione sull’impossibile del gruppo psicoanalitico è comunque ciò che ne fonda, come sempre, il reale. Questo reale sta proprio nell’oscenità: dopo tutto in quanto gruppo esso «vive» dell’oscenità. La vita di gruppo è ciò che preserva la cosiddetta istituzione internazionale e ciò che io cerco di proscrivere dalla mia Scuola – a dispetto dei rimproveri che perciò ricevo da alcune persone portate per questo genere di cose… Ho già perso un bel po’ di gente così: a cuor leggero e preparato al fatto che altri ci trovino da ridire. Non sarò io a vincere, ma il discorso che servo”.
Il 5 gennaio 198021 Lacan, fedele ad “un lavoro che nel campo aperto da Freud reintroduca il vomere tagliente della sua verità, che riconduca la prassi originale da lui istituita con il nome di psicoanalisi al compito che a essa spetta nel nostro mondo, che con una critica assidua, vi denunci le deviazioni e le compromissioni che smorzano il suo progresso degradando il suo impiego”, riconosce nell’École lo stesso “effetto di gruppo consolidato, a discapito dell’effetto di discorso atteso dall’esperienza quando essa è freudiana” che aveva denunciato nell’IPA nel 1956. Consapevole di “quanto sia costato il fatto che Freud abbia permesso al gruppo psicoanalitico di avere la meglio sul discorso; diventando Chiesa”, Lacan dice la sua soluzione: dissolve22 la Scuola.
Pochi mesi dopo (11 marzo 198023), Lacan “avvia la Cause freudienne – e restaura” a favore di coloro che, della Scuola, vollero restare con lui, l’“organo di base ripreso dalla fondazione della Scuola, cioè il cartello, di cui, fatta l’esperienza, affina la formalizzazione“.
“Primo – Quattro si scelgono per perseguire un lavoro che deve avere il suo prodotto. Preciso: prodotto proprio di ciascuno e non collettivo.
Secondo – La congiunzione dei quattro si fa intorno a un Più-uno, che, se è qualunque, deve comunque essere qualcuno. È a suo carico vegliare sugli effetti interni all’impresa e provocarne l’elaborazione.
Terzo – Per prevenire l’effetto-colla, al termine fissato di un anno, due al massimo, si deve fare la permutazione.
Quarto – Nessun progresso si deve attendere, tranne la periodica messa a cielo aperto dei risultati come delle crisi di lavoro.
Quinto – Il sorteggio assicurerà il rinnovo regolare dei punti di riferimento creati al fine di vettorializzare l’insieme”.
↲1 | J.-A. Miller, “La Scuola al rovescio”, Pubblicato inizialmente ne L’Envers de Paris, n. 1. Anche in: https://cartello.slp-cf.it/cartelli/testi-fondamentali/la-scuola-a-rovescio/ |
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↲2 | International Psychoanalytical Association (IPA). Di seguito si troverà la traduzione italiana: Associazione Internazione di Psicoanalisi (AIP) |
↲3 | I riferimenti bibliografici di questa parte del testo riguardano “L’atto psicoanalitico”, resoconto del seminario del 1967-1968, e “La Situazione della Psicoanalisi e formazione dello psicoanalista nel 1956” presenti rispettivamente in J. Lacan, Altri scritti, pag. 369 e J. Lacan, Scritti I vol, pagg. 453, 487 |
↲4 | J. Lacan, Scritti I vol, pag. 463 |
↲5 | J.-A. Miller, “Teoria di Torino sul soggetto della scuola”, intervento al I Congresso scientifico della Scuola Lacaniana di Psicoanalisi (in formazione), il 21 maggio 2000. https://www.slp-cf.it/teoria-torino-sul-soggetto-della-scuola/ |
↲6 | J. Lacan, “Atto di fondazione”, Altri scritti, pagg. 229-240 |
↲7 | “La storia ci mostra in Freud la preoccupazione che lo guida nell’organizzazione della AIP o Associazione Internazionale di Psicoanalisi, in special modo a partire dal 1912 quand’egli vi patrocina la forma di autorità destinata a prevalere determinando fin nel dettaglio delle istituzioni il modo di esercizio e la trasmissione dei poteri: si tratta della preoccupazione, chiaramente confessata nella sua corrispondenza, di assicurare il mantenimento del suo pensiero nella sua completezza, nel momento in cui lui non ci sarà più per difenderlo”. J. Lacan, Scritti I vol, pag. 468. |
↲8 | “Per capire a cosa miriamo si deve partire dall’osservazione, che non ci risulta sia mai stata fatta, che Freud ha impegnato l’AIP sulla sua via dieci anni prima di interessarsi, in Analisi dell’io e psicologia delle masse, a proposito della Chiesa e dell’Esercito, ai meccanismi per cui un gruppo organico partecipa della folla, esplorazione la cui certa parzialità trova giustificazione nella fondamentale scoperta dell’identificazione dell’io di ogni individuo a una stessa immagine ideale del cui miraggio la personalità del capo fa da supporto. Scoperta sensazionale, nel suo anticipare di poco le organizzazioni fasciste che l’hanno resa patente. Se fosse divenuto attento prima a questi effetti, certamente Freud si sarebbe interrogato sul campo lasciato alla dominanza della funzione del boss o del caïd, in un’organizzazione che per sostenere la sua stessa parola poteva si , al pari dei suoi modelli, equilibrarsi in un ricorso al legame simbolico, cioè in una tradizione ed in una disciplina, ma non in modo equivalente, perché in essa tradizione e disciplina si davano come oggetto il mettere in questione il loro principio, col rapporto dell’uomo con la parola”. J. Lacan, “La Situazione della Psicoanalisi e formazione dello psicoanalista nel 1956”, Scritti I vol, pagg. 469-470. |
↲9 | “Sufficienze, Ben-necessari, Beatitudini” rappresentano i diversi gradi della gerarchia psicoanalitica cosi come ne parla Lacan in “La Situazione della Psicoanalisi e formazione dello psicoanalista nel 1956”, Scritti I vol. |
↲10 | J. Lacan, “Atto di fondazione”, Altri scritti, pag. 235. |
↲11, ↲12, ↲17 | “Ecco dunque stabilito che la Scuola può garantire il rapporto dell’analista con la formazione che essa dispensa. Essa può, e quindi deve farlo. Proprio qui appare la lacuna, la mancanza di invenzione nello svolgere un compito (quello di cui si fregiano le Società esistenti) trovando vie differenti, che evitino gli inconvenienti (e i misfatti) del regime di queste Società”. J. Lacan, ” Proposta del 9 ottobre 1967 sullo psicoanalista della Scuola “, Altri scritti, pag. 242. |
↲13 | J. Lacan “La Situazione della Psicoanalisi e formazione dello psicoanalista nel 1956”, in Scritti I vol, pagg. 484-485. |
↲14 | “Quanti verranno in questa Scuola si impegneranno a svolgere un lavoro sottoposto a un controllo interno ed esterno. In cambio viene loro garantito che non sarà tralasciato nulla affinché tutto ciò che faranno di valido abbia la risonanza che merita, e nel posto che converrà. Per lo svolgimento del lavoro adotteremo il principio di un’elaborazione sostenuta in un piccolo gruppo”. J. Lacan, “Atto di fondazione”, Altri scritti, pag. 229. |
↲15 | Settimo punto dell’Atto di fondazione: “L’insegnamento della psicoanalisi non può trasmettersi da un soggetto all’altro se non attraverso un transfert di lavoro». J. Lacan, Altri scritti, pag. 236. |
↲16 | “Socialmente la psicoanalisi ha una consistenza diversa dagli altri discorsi. È un legame a due. Proprio per questo si trova al posto della mancanza del rapporto sessuale. Il che non basta certo a farne un sintomo sociale, dato che un rapporto sessuale manca in tutte le forme di società. É legato alla verità che fa la struttura di qualsiasi discorso. D’altronde proprio per questo non c’è una vera e propria società fondata sul discorso analitico. C’è una scuola, che per l’appunto non si definisce come società. Si definisce per il fatto che vi insegno qualcosa” in J. Lacan, “La terza”(1974), in LaPsicoanalisi, n. 12, Roma, Astrolabio, 1992, p. 21. |
↲18 | “… il transfert fa di per sé obiezione all’intersoggettività. …: esso la refuta, è la sua pietra d’inciampo”. J. Lacan, ” Proposta del 9 ottobre 1967 sullo psicoanalista della Scuola “, Altri scritti, pag. 245. |
↲19, ↲20, ↲21 | “Applicare il piano Lacan del 1964 vorrebbe dire mettere fuori-Scuola, o sul bordo esterno della Scuola, tutto ciò che è seminari, conferenze, corsi – vale a dire liberare uno spazio centrale per “il lavoro della Scuola” da eseguire secondo il principio di un’elaborazione sostenuta in un piccolo gruppo. Così la Scuola della passe sarebbe anche quella del cartello”; in J-A Miller, La scuola al rovescio”,. https://cartello.slp-cf.it/cartelli/testi-fondamentali/la-scuola-a-rovescio/ |
↲22 | Dissolution è omofono di “dico-soluzione”, cfr. J. Lacan, Lettera di dissoluzione”, Altri scritti, nota pag. 313 |
↲23 | J. Lacan, Seminario dell’11 marzo 1980, D’écolage, Anche in: https://cartello.slp-cf.it/uncategorized/decolage/ |