Cartelli della Scuola Lacaniana di Psicoanalisi del Campo Freudiano
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Soli ma in buona compagnia

Pubblicato il 5 Luglio 2020

Florencia Medici

Durante quest’ultimo periodo, ho potuto fare svariate esperienze di Scuola, individuali e comunitarie. Tra queste, un cartello lampo nato proprio a partire da un buco, come tutte le creazioni che ci inventiamo per superarli, scansarli o perlomeno non caderci dentro. Questo cartello ha avuto la particolarità di radunare colleghi sparsi nel territorio e di svolgersi on line, non ci siamo mai incontrati di persona. Gli incontri virtuali hanno però potuto riprodurre ciò che accade quando i cartelli funzionano: l’origine è sempre legata a un non- sapere, un piccolo gruppo che si sceglie e si incontra per dare luogo a un’elaborazione (del reale) e dal quale nasce, paradossalmente, un piacere per quel tipo di sapere collettivo, inedito, costruito, frutto di una peculiare contingenza.

Non ci sono però garanzie di nessun tipo su questo dispositivo, né sul funzionamento, né sul tema, nemmeno sulla durata: la mancanza di garanzia riproduce le condizioni che fronteggia il singolo analista nella clinica ma anche a livello di Scuola, in particolar modo nel tempo che ci tocca attraversare. La geografia mutata, la parola mediata, lo schermo riduttivo, eppure qualcosa del desiderio circola e fa legame, legame di Scuola.

Ciascun integrante del cartello è solo, nella propria casa, ma in buona compagnia. Una compagnia che invita a mettersi in gioco, a fare posto nell’agenda per la preparazione di elaborati, alla lettura o rilettura di testi, alla ricerca, all’approfondimento. Sono occasioni che ogni membro in solitaria potrebbe non avere spontaneamente ma che, grazie alla presenza di questo Altro collettivo, si vede messo in condizioni di fare, di generare, di creare.

I cartelli iniziano e finiscono come i viaggi, si parte e si torna indietro. Con una specificità: l’inesistenza della mappa (o di Google Maps); il cammino si fa strada facendo, talvolta con iniziale tentennamento, per arrivare a scoprire o riscoprire l’amore per la psicoanalisi attraversata dal reale, cioè per il viaggio, tanto che a volte il ritorno viene rimandato o addirittura rifiutato.

Il cartello, o il viaggio, parte dal desiderio soggettivo. Non c’è una prescrizione da parte della Scuola, non c’è appello, non si deve rendere conto a nessuno. Anche questa è una sua caratteristica, eppure i cartelli contribuiscono all’avanzamento della Scuola, la fanno crescere senza fare notizia, le danno corpo; è un modo deciso di uscire dalla riserva. Grazie.

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