“Il cartello e la passe sono, infatti, le due colonne su cui si basa l’esperienza di Scuola”.
… “cartelli di nuovi membri dell’EOL: già chiamavano dall’interno, onorando la loro qualità di membri della Scuola e partecipando alla sua esperienza.”
“Alla base di questa logica gruppale, c’è la definizione iniziale di Lacan, che troviamo alla fine del suo testo sul tempo logico …”: “il collettivo non è altro che il soggetto dell’individuale” (Scritti, pagina 207, nota 2)
Con questi riferimenti, Miquel Bassols ci invita a riflettere sull’esperienza del Cartello nella Scuola.
1. Lei ha partecipato attivamente agli incontri di cartello per i nuovi membri dell’Escuela de Orientación Lacaniana (EOL) e dell’AMP; noi, come Segreteria dei Cartelli, volevamo conoscere la sua opinione per quanto riguarda il tratto che ha assunto la modalità recente di far partecipare a dei cartelli coloro che sono appena entrati nella Scuola, quali effetti ha ascoltato, quali riflessioni merita questa scommessa.
M. BASSOLS – Per due anni consecutivi ho partecipato agli incontri dei cartelli composti dai nuovi membri dell’EOL. È un’iniziativa eccellente delle istanze dell’EOL e anche un’esperienza inedita: coinvolgere il nuovo arrivato alla Scuola in un lavoro seguendo la logica del cartello e questo prendendo come tema la politica della Scuola e le sue conseguenze per la psicoanalisi ad orientamento lacaniano. È la miglior maniera di ricevere un nuovo membro, di causare con il suo lavoro nel cartello un’esperienza di Scuola così come Lacan l’aveva pensata dalla sua fondazione insieme all’esperienza e al dispositivo della passe. Il cartello e la passe sono, infatti, le due colonne su cui si basa l’esperienza di Scuola. Così come c’è stato, in un certo momento, la possibilità di entrare nella Scuola attraverso il dispositivo della passe, l’idea di entrare nella Scuola attraverso il dispositivo del cartello e del lavoro che presuppone, sembra essere assolutamente coerente con il suo principio formazione.
Da un’altra parte, devo dire che ha attirato la mia attenzione, già nel primo incontro, l’alto grado di coinvolgimento e di elaborazione dei membri di questi cartelli rispetto alla politica della Scuola e dell’AMP, a tal punto che alcuni interventi mi hanno ricordato me stesso, quando ero presidente dell’AMP, punti che non avevo così presenti. Ciò che indica l’importanza per le istanze delle Scuole di stare in contatto permanente con i suoi membri e, in particolare, con coloro che sono entrati di recente nella Scuola. A tal punto che ho proposto ai Consigli delle altre sei Scuole dell’AMP che prendessero in considerazione questa formula per adottarla secondo la realtà di ognuna di esse. Il secondo incontro dei cartelli formati nella EOL seguendo questa idea, mi ha confermato l’interesse di questa iniziativa. Ne consegue una logica che mi è sempre sembrata fondamentale sin dalla creazione di ciascuna Scuola: si entra in essa chiamando dall’interno, chiamando alla sua porta da una partecipazione effettiva in un cartello. Bene, questa è l’impressione che ho avuto nei due incontri di cartelli di nuovi membri dell’EOL: chiamavano già dall’interno onorando la loro qualità di membri della Scuola e partecipando alla sua esperienza.
2. Nella cornice della Conversazione che lei ha avuto a dicembre dell’anno scorso all’EOL, lei segnalava che nella logica del cartello abbiamo già presente una forma di politica della psicoanalisi nel gruppo sociale. In questo senso, secondo lei quale sarebbe l’uso e la funzione del dispositivo del cartello nel momento attuale della civiltà e in rapporto all’avvenire della psicoanalisi?
M. BASSOLS – L’invenzione che Lacan fece del cartello come base del lavoro per i membri e non membri della sua Scuola è qualcosa che senza dubbio va molto oltre un dispositivo proprio per il funzionamento di un collettivo degno di chiamarsi Scuola. Credo che dobbiamo ancora saper estrarre le conseguenze politiche di questa invenzione, specialmente ora, in quest’epoca a cui Jacques-Alain Miller ha dato impulso, a partire dalla sua interpretazione del momento attuale per le Scuole dell’AMP, interpretazione che ha per nome “Campo freudiano, anno zero”. La rete Zadig è stata definita da Jacques-Alain Miller, nel suo testo di maggio 2017 che è così intitolato, come una “estensione” delle Scuole dell’AMP nel campo dell’opinione pubblica, come il suo modo d’incidere nel campo della politica attraverso l’azione lacaniana. In questo punto si mostra l’importanza dell’idea di Freud, sviluppata nel suo testo “Psicologia delle masse e analisi dell’Io”, secondo cui non c’è distinzione tra “psicologia individuale” e “psicologia sociale”. La seconda è anche un’estensione della prima se prendiamo il gruppo come un solo soggetto, un soggetto transindividuale. E il cartello, con la sua logica di quattro più uno, è precisamente la prima cellula di un gruppo sociale inteso come un soggetto transindividuale, in cui ciascuno dei suoi membri conta come uno, con un prodotto del proprio lavoro, ma in quanto non si identifica a quel gruppo a partire da un tratto ideale di appartenenza ma da ciò che lo rende incompleto come gruppo. E questa funzione che rende incompleto il gruppo per mettere in rilievo la singolarità di ciascuno di suoi partecipanti è precisamente la funzione del più uno.
Allora, come si potrebbe pensare un gruppo sociale che sia “una estensione” della logica del cartello introdotta dalla funzione del più uno? Non sarebbe un gruppo sociale formato e ordinato a partire dall’ideale incarnato dall’autorità di un capo, della legge o del padrone ma da questa strana autorità che il più uno deve avere nella sua funzione costante di decompletare quello che rende omogeneo un gruppo e che punta a porre ciascuno dei suoi membri nel suo luogo di soggetto, sempre singolare e irripetibile. Un funzionamento può sembrare, a sua volta, un ideale impossibile da raggiungere su ampia scala. Ma, se sembra impossibile, è perché precisamente tocca il più reale di ogni gruppo umano, di ogni collettivo più o meno istituzionalizzato. Alla base di questa logica di gruppo c’è la definizione iniziale di Lacan, che troviamo alla fine del suo testo “Il tempo logico…” “il collettivo non è altro che il soggetto dell’individuale”1. Non abbiamo già qui, in forma embrionale, la logica del soggetto transindividuale che può orientare un’azione lacaniana nel campo della politica nel suo senso più ampio? È un tema che dobbiamo sviluppare a partire da quello che conosciamo dell’esperienza dei cartelli nelle nostre Scuole. E le conseguenze devono ancora essere intraviste.
Traduzione: Isabel Capelli
Testo pubblicato su http://www.cuatromasunoeol.com/static/ediciones/008/miquel-bassols, pagina internet di Quatromasuno – relativa ai cartelli della Escuela de la Orientación Lacaniana, Buenos Aires.