di Sara Bardò
Nel leggere un testo Lacan ci insegna che non solo è importante addentrarsi nelle fibre di esso, ma che lo stesso testo ci indica qualcosa già a partire dalla struttura stessa su cui si sorregge e che lo compone: ce lo insegna ad esempio nel Seminario VI1 con la lettura dell’Amleto, dove ci dice che l’opera si articola attraverso dei piani sovrapposti che formano una rete nelle quale viene calamitato il desiderio umano e soprattutto tutti i problemi del rapporto di ogni soggetto al proprio desiderio.
La lettura di Scilicet, anche a partire da come si presenta la struttura della rivista, può far confrontare innanzitutto con una scelta, la scelta di un testo da approfondire, su cui soffermarsi. Si può iniziare da un testo che magari ci ha “colpito” per i significanti contenuti nel suo titolo oppure per l’autore o ancora perché entrando nel vivo di quel testo, una frase o una citazione ha prodotto un certo effetto su di noi.
Un testo che mi “colpisce” e che scelgo è in fin dei conti un testo che mi “risveglia” rispetto ad un punto preciso e mai casuale ed intorno al quale probabilmente è già in atto un lavoro.
Nella mia lettura di Scilicet ho scelto di approfondire la lettura di due testi, il testo di Adela Fryd “Il sogno interpreta il bambino” e successivamente il testo di Soledad Bertràn Acosta “Tra il desiderio di dormire2 e quello di svegliarsi”3, ciò che si è prodotto è stato per me un movimento di andirivieni tra questi due testi, dove per movimento intendo leggere un testo per poi ritornare all’altro, a partire da significanti e questioni trattate in essi ed in relazione tra loro.
In entrambi i testi, infatti c’è stato per me un comun denominatore: lo studio e l’approfondimento sul tema del risveglio nei sogni d’angoscia in un lavoro di Cartello dal tema “Sogno, Incubo, paure”, cartello iniziato a marzo di quest’anno.
In particolare in uno degli incontri c’è stato un approfondimento sul tema dei sogni d’angoscia prodotti durante l’infanzia in alcuni casi clinici della letteratura psicoanalitica, nello specifico il sogno dei Lupi, sogno da cui prende il nome il caso dell’uomo dei Lupi di Freud ed i sogni della piccola Piggle, un caso di una bambina di due anni e mezzo di Donald Winnicott.
Una domanda che mi interrogava, era come alla produzione di un sogno d’angoscia fosse poi susseguita la comparsa di un sintomo e se questi sogni fossero presenti anche nel caso del piccolo Hans prima della fobia.
Nel testo di Adela Fryd trovo già un indicazione, come ci anticipa nelle prime righe, l’autrice fa un giro tra l’interpretazione freudiana e l’interpretazione lacaniana nel sogno dei bambini ed in questo giro fa un riferimento ad un sogno d’angoscia di Hans a cui poi sussegue proprio la produzione di un sintomo, Hans si alza una mattina piangendo e racconta alla mamma «Quando dormivo ho pensato che tu te ne eri andata e non avevo più la mamma per coccolarmi»4, dopo qualche giorno si presenta la fobia del cavallo, e Freud specifica «Il disturbo comincia con pensieri al tempo stesso ansiosi e teneri e con un sogno d’angoscia»5.
Ecco già un effetto prodotto dal Cartello e dalla lettura di Scilicet, rileggere il caso di Hans con una nuova lente, andare cioè nella nuova lettura a reperire quei sogni d’angoscia a cui poi sussegue una produzione sintomatica.
Nella lettura del testo di Soledad Bertran Acosta mi soffermo su di un punto, quando scrive «Possiamo concepire il sogno come l’inizio di un risveglio, come il momento di destarsi»6, «il sogno» scrive «è già un interpretazione, una codifica di un impossibile a dire»7, un tentativo di rappresentare marchi del reale e aggiunge «se orientati nella direzione della cura da questi marchi del reale, essi permettono al soggetto di collocare dove egli si situa nella sua relazione tra desiderio e godimento»8. Da qui il ritorno al testo della Fryd nel punto in cui scrive «Per Lacan, l’angoscia proviene dall’incontro con la faglia e con il punto di godimento nell’Altro»9, con il “cosa sono per l’Altro”? In Hans «la risposta è ciò che può essere divorato dalla madre»10.
Il “tu puoi sapere” dunque produce degli effetti, ed uno di questi effetti è proprio offrire ulteriori spunti di riflessione e di studio ad un lavoro di cartello. Credo che questo effetto sia ancor più tangibile in questo ultimo numero di Scilicet proprio nella misura in cui gli stessi testi che lo compongono sono stati elaborati e scritti a partire da Cartelli e possono a loro volta divenire temi per nuovi cartelli.
Concludo ritornando alle fibre del testo di Acosta11: riprendendo Freud ella evidenzia che il risveglio dopo un sogno d’angoscia permette di far addormentare una certa istanza che in quel dato momento avrebbe tutte le ragioni per destarsi, con Lacan possiamo dire che questa istanza va al di là desiderio, al di là dell’Edipo e che ha a che fare con il reale del godimento, che irrompe senza bussare e solo con il risveglio possiamo chiudere questa porta ormai spalancata proprio nella via regia che porta all’inconscio. La comparsa di un sintomo dopo un sogno d’angoscia è lì a testimoniare che ciò si è risvegliato e spalancato difficilmente può riaddormentarsi del tutto, ormai qualcosa si è prodotto come ci indica Lacan nel Seminario XIX, Ou pire12, e se c’è un luogo dove non si chiude la porta all’incontro sempre impossibile con il reale del godimento, questo luogo è la porta della propria analisi.
Note