Hélène de La Bouillerie 1
Durante un lavoro di cartello, sono emerse diverse questioni dalla lettura del tema delle nostre Giornate: come distinguere attentato sessuale e trauma? I due termini si sovrappongono? Un attacco sessuale è sempre traumatico? Se si considera con Freud che l’incontro con il sessuale è necessariamente traumatico, come si colloca allora l’attentato? Dalla lettura degli argomenti e delle bussole cliniche, abbiamo cercato tra questi termini le sfumature che la psicoanalisi permette di introdurre. La scelta del termine «attentato sessuale» per le nostre giornate, piuttosto che «trauma» (che era il tema delle Giornate 43) è deliberata e risuona con il movimento me too che cerca di denunciare il modo in cui gli uomini continuano ad attaccare con violenza il corpo delle donne.
L’incontro con il sessuale è sempre un incontro con un’eterogeneità radicale: il sessuale entra per effrazione. Eppure, come distinguere questo incontro strutturalmente traumatico, sempre dell’ordine dell’attentato, rispetto a quello che è legato ad un abuso, ad un cattivo incontro? A volte il confine sembra sottile. Nel suo libro2 Vanessa Springora scrive che è nel momento in cui scopre che non è l’unica ragazza che Gabriel Matzneff frequenta, il momento in cui si rende conto che è ridotta a un puro oggetto di godimento interscambiabile che ne è devastata: la finzione dell’amore non regge più, il velo del fantasma si lacera. Se fosse rimasta l’unica, afferma che sarebbe stata una vera storia d’amore. Quando il godimento dell’Altro appare nella sua nudità, l’attentato si rivela per lei retrospettivamente. Alla fine, ciò che è traumatico per V. non è il momento in cui vive la sua relazione e crede nell’amore, ma il momento in cui si rende conto che è stata abusata. È da questo momento che può reinterpretare la sua storia come un attentato, nonostante il suo consenso iniziale.
Non è insignificante che Le Monde abbia pubblicato quest’estate un’inchiesta sul caso Gabrielle Russier3 mentre il caso Matzneff occupava il centro dell’attualità. Questa professoressa visse una storia d’amore con il suo giovane allievo di 15 anni alla fine degli anni ‘60. In questa vicenda tragica e romantica, la dimensione dell’abuso non appare nemmeno quando l’età dei protagonisti è sostanzialmente la stessa che nel caso Matzneff. “Era amore” affermerà Christian Rossi, il suo giovane innamorato, ancora anni dopo. L’amore è durato fino alla fine, fino alla morte, sotto forma del suicidio di Gabrielle. Anche se questa donna è stata condannata, è la dimensione passionale – l’amore verso e contro tutto – che si ricorderà e che sarà anche celebrata da Aznavour.
Così, l’attentato si colloca più sul lato dell’evento e il trauma sul lato dei suoi effetti sul soggetto: il modo in cui il soggetto interpreterà in après-coup ciò che era rimasto in sospeso, «è l’après–coup soggettivo che orienta in una nuova direzione il suo valore d’effrazione»4. Freud ha scoperto che ci vuole quindi un secondo tempo perché ci sia trauma. Il primo tempo vi ha lasciato una traccia, una prägung. Il secondo tempo interpreta e svela ciò che era stato rimosso. Freud va oltre, afferma che occorre che vi sia stata esperienza di soddisfazione, che il soggetto vi sia stato coinvolto. «I più traumatizzati non sono necessariamente le vittime passive ma, al contrario, quelle che, in tale occasione, hanno sperimentato un oscuro godimento»5. È del tutto incomprensibile oggi pronunciare tali dichiarazioni. Eppure, è perché si può avvicinare questo godimento nell’esperienza analitica che potrà permettere di elaborare i ricordi e i fantasmi costruiti attorno a questo nucleo. Alla radice del fantasma, c’è un marchio lasciato da una traccia originaria di godimento, che si ripete.
Tuttavia, come ricorda Serge Cottet, ci sono davvero ragazze violentate e soggetti devastati. «Se l’approccio freudiano consiste nel dare senso inconscio a tutto, nel relativizzare il brutto incontro con l’attrattiva del fantasma, nel ricusare la contingenza con l’ideologia della significazione inconscia, allora io lascio questo orientamento ai post-freudiani, giacché il reale del trauma è il limite dell’interpretazione.»6 Il reale non si interpreta ed è proprio lì l’osso. Inoltre, più l’attentato commesso è stato mostruoso nella sua dimensione contingente, sbalorditiva, violenta, più gli analizzanti gireranno e torneranno su questo buco. Cosa fare allora, cosa è lecito aspettarsi da una psicoanalisi? Esaurire l’intensità dell’evento raccontandolo ancora e ancora? Esaurire tutti i modi in cui questo evento trova eco nella vita e nel fantasma del soggetto? Anni di analisi non sempre permettono di trattare questo nucleo di reale e di uscire dal trauma.
Si tratta allora di trovare una via per circoscrivere questo indicibile, questo resto inassimilabile, che ritorna sempre allo stesso posto. Un modo di scrivere ciò che non cessa di non scriversi. Dunque sono gli artisti che ci insegnano. Philippe Lançon con Il brandello, Vanessa Springora con Il consenso, Christine Angot con L’incesto, ecc. Una scrittura più vicina possibile per stringere sul reale, e nonostante tutto, dargli un contorno, e indirizzarlo a un Altro.
Traduzione: Sara Bordò
Note
↲1 | Articolo pubblicato in francese sul sito delle 50esime Journées dell’Ecole de la Cause freudienne dedicate all’attentato sessuale: https://www.attentatsexuel.com/attentat-et-trauma/ |
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↲2 | V. Springora, Le consentement, Paris, Grasset, 2020. |
↲3 | P. Robert-Diard, J. Beauregard, “L’affaire Gabrielle Russier, un amour hors la loi. Notre série en six épisodes à lire ou relire”, Le Monde, 16 agosto 2020, disponibile on-line. |
↲4 | A. Succetti (a. c. d.), Declinazioni del desiderio dello psicoanalista. L’esperienza di Serge Cottet, “Freud e l’attualità del trauma”, Rosenberg & Sellier, 2020, p. 46. |
↲5 | Ibidem. |
↲6 | Ivi, p. 48. |