Soledad Peñafiel1
Comincio con una frase del Seminario XIX, … O peggio, che mi ha messo al lavoro: “Il nostro non-tutto è la discordanza”.2 Già in questa citazione di Lacan, anche se la parola discordanza è femminile, il non-tutto è scritto al maschile, aspetto che attira la mia attenzione. Allora, la mia domanda: una discordanza di cosa?
Da subito Lacan nel suo Seminario sostiene che non c’è rapporto sessuale, che non c’è complementarietà tra i sessi. Il rapporto tra un uomo e una donna non si può scrivere, nello stesso modo in cui La donna, la si deve scrivere con la barra. La donna, come il rapporto sessuale, è reale. “(…) quel reale, l’unico a potersi trovare al di là del linguaggio, unico dominio in cui si possa formulare un’impossibilità simbolica”.3
In tutto il seminario, Lacan presenta quello che sarà il suo schema della sessuazione. Sul lato maschile della sessuazione, c’è almeno uno che dice di no alla castrazione: c’è un’eccezione. Al contrario, sul lato donna non c’è eccezione, non c’è insieme: “Non c’è tutto delle donne”.4 La donna è confrontata con un infinito, poiché il limite è posto grazie alla significazione fallica: non c’è significante che possa nominare la donna, La donna non è tutta iscritta nella significazione fallica. Il fallo è il mezzo con cui il linguaggio può significare. Allora, se la donna non è tutta iscritta nel regime fallico, vi è necessariamente una significazione che sfugge senza limite.
Il fatto che non c’è eccezione sul lato donna, permette a Lacan di portare avanti la premessa “la donna non esiste”, poiché l’esistenza è in rapporto con un dire di no. Sul lato maschile c’è almeno uno che dice di no alla castrazione. La donna è attraversata da un’assenza poiché non c’è significante per dirla. Vediamo quindi in che modo La donna viene a raggiungere il “non c’è” proprio all’insegnamento di Lacan: non c’è rapporto sessuale, non c’è significante per la donna, non c’è Altro dell’Altro.
Ma il punto che ci interessa è per l’appunto questo passaggio di Lacan, che utilizza già in questo seminario, quando parla piuttosto dell’essere parlante. Si tratta dell’essere, senza distinzione di sesso, è l’essere parlante che è confrontato con questo significante che manca, con questo significante che fa buco. Ogni essere che passa attraverso il linguaggio è interpellato da questa interruzione, da questa disarmonia nella catena simbolica.
Mi sembra che il termine essere parlante, o parlessere come sarà chiamato più tardi nell’insegnamento di Lacan, permetta di provare a rispondere a una interrogazione dello stesso Lacan e cioè: “Questo non potersi scrivere che cosa mai vuol dire dal momento che, dopo tutto, esso è già stato scritto?”5 Il La barrato di La donna è una scrittura singolare, questo La barrato è una forma di scrittura della sua assenza. Che non si possa scrivere La donna significa che la catena simbolica è attraversata da un buco, c’è un’interruzione nella successione dei significanti. La donna rientra in un impossibile da nominare, in un reale con cui ogni soggetto parlante deve saperci fare. Allora, il femminile non è esclusivamente delle donne!
Allora, questo non-tutto?
Questo non-tutto che fa discordanza enuncia che non tutto passa attraverso la regolazione fallica, che non tutto passa attraverso il registro significante. Questo non-tutto si enuncia come un al di là di ogni limite. Quando Lacan sostiene che non c’è complementarietà tra i sessi, mette in evidenza che l’uomo e la donna hanno dei modi diversi di godere, che c’è un godimento supplementare per la donna.
Poiché per la donna non c’è né insieme né identità, la donna “si distingue in quanto non è unificante”,6 dato che non c’è insieme chiuso per la donna, questo implica il suo rapporto con l’infinito, ancora e ancora, Ancora, che sarà per l’appunto il titolo del Seminario sul godimento femminile. Quando Lacan presenta il grande segreto della psicoanalisi nel suo Seminario VI Il desiderio e la sua interpretazione, ovvero che non c’è Altro dell’Altro, vuole dire che non c’è garanzia, che non c’è un sapere universale, che non c’è verità suprema. “La verità può dirsi solo a metà”7, nello stesso modo in cui non c’è un’unica verità per la donna. Se non c’è insieme, se non c’è identità, allora a ognuna tocca inventare un certo sapere di quello che sarebbe essere Una donna.
Che la donna sia sul lato del non-tutto non implica che non sia sottomessa al regime fallico, come sottolinea “Il non-ogni non è la negazione della proposizione universale”.8 Il non-tutto denuncia che c’è un resto, una parte che resiste senza poter essere detta. Che non c’è sapere universale, ecco quello che enuncia il non-tutto, che si distingue come il buco che interroga ogni soggetto parlante.
Avevamo evocato la mancanza di garanzia che si realizza con l’idea che non c’è Altro dell’Altro, in quanto anche l’Altro grande è barrato. Allora, la formulazione “la donna non esiste” viene a raggiungere questa impossibilità di dire tutto, di trovare un’unica verità, un unico sapere. Per l’essere parlante ci sarà sempre un resto che sfugge al registro simbolico, ci sarà sempre una discordanza tra quello che si dice e quello che si voleva dire. A ognuno tocca inventare un modo per rendere meno insopportabile l’impossibile da dire.
Il femminile viene a decompletare la catena significante. “A partire dal momento in cui è per l’impossibile come causa che la donna non è legata essenzialmente alla castrazione, l’accesso alla donna diventa possibile nella sua indeterminazione”9. Il femminile è questa discordanza, questa disarmonia, questa incompletezza propria del parlessere. Così come Lacan comincia il suo seminario sottolineando l’importanza dei tre punti di sospensione, che scrive prima delle due parole del suo titolo O peggio, per lui questi tre punti è quello che nomina come un posto vuoto. Il buco proprio del femminile mette di fronte a quel posto vuoto, unico posto che permette un movimento poiché è con il vuoto che si può tentare di acciuffare qualcosa.
La vera donna e la vera verità
“La vera verità sarà ciò che non si scrive, ciò che qui può scriversi soltanto nella forma che contesta la funzione fallica, ossia Non è vero che la funzione fallica è ciò che fonda il rapporto sessuale”10. Tra l’uomo e la donna c’è il fallo ed è nel rapporto con il fallo che si fonda il modo di godere di ciascuno, ma non il rapporto tra una donna e un uomo, poiché per l’appunto è il fallo che fa ostacolo tra di loro. La sola verità è la discordanza tra i sessi e il fatto che c’è un buco nel sapere. Il non-tutto viene a dire di no al regime fallico, alla totalità, all’insieme, a tutto quello che si può dire nella forma di un assoluto.
Quello che insegna la psicoanalisi e il femminile a sua volta, è che non c’è un sapere pronto all’uso. Il sapere è sempre da inventare, come la donna, ed è precisamente quello che si tenta di fare in un cartello.
Traduzione: Adele Succetti
Note
↲1 | Testo pronunciato durante la Serata dei cartelli ACF IdF e Envers de Paris, Lettura del femminile: Non-tutta nel sapere, 15/10/2019, a Parigi. Disponibile su: http://ecf-cartello.fr/2019/10/30/un-trou-dans-le-savoir/ |
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↲2 | J. Lacan, Il Seminario, Libro XIX …O peggio, Einaudi, Torino 2020, p. 17. |
↲3 | Ivi, p. 102. |
↲4 | Ivi, p. 40. |
↲5 | Ivi, p. 96. |
↲6 | Ivi., p. 206. |
↲7 | Lacan J., Le séminaire, livre VI, Le désir et son interprétation, La Martinière, p. 195. |
↲8 | J. Lacan, Il Seminario, … O peggio, op. cit., p. 8. |
↲9 | Ivi., p. 41. |
↲10 | Ivi., p. 97. |