Cartelli della Scuola Lacaniana di Psicoanalisi del Campo Freudiano
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Cosa posso dire su un problema che non comprendo?

Pubblicato il 30 Ottobre 2019

Adriana Fabiani

Nella nota preliminare di un testo scritto su Velázquez, l’autore José Ortega y Gasset1 ne spiega la nascita a partire dalla richiesta di un editor, così scrivendo: “mi ha chiesto di scrivere alcune pagine su Velázquez, […] ho risposto che non ero uno storico dell’arte e che in materia di pittura la mia conoscenza era tristemente nota. L’editor rispose, a sua volta, che il suo desiderio era proprio quello di far parlare di Velázquez ad uno scrittore al di fuori della gilda degli esperti di storia dell’arte”. Prosegue Ortega y Gasset: “Detto così, in questo modo, lo scopo non cessava di essere divertente, perché in esso c’è una curiosità che molti di noi hanno provato in diverse occasioni, vale a dire: cos’è che un uomo riflessivo può dire su un problema che non comprende professionalmente?”2

Anche se questa riflessione sembra lontana nel tempo,3 si colgono vari particolari utili per l’avvio di una modalità di studio, descrive con particolare garbo il modo in cui qualcuno è toccato dallo studio di un tema e anche le difficoltà che ci si possono trovare.

Quando si vuole studiare, c’è quasi sempre una domanda che spesso viene posta da qualcuno, ma se la domanda non è posta nel modo giusto, effettivamente cade l’interesse e si passa ad altro.

In questo senso, Ortega y Gasset, è stato fortunato. L’editore riformula la domanda con chiarezza facendogli presente il suo proprio desiderio, eleggendolo a colui che può scrivere fuori dal canone.

Se mettiamo in relazione queste due condizioni, ovvero il desiderio dell’altro e lo scrivere fuori del canone, ci ritroviamo in quello che Jacques Lacan scrive nell’Atto di Fondazione,“Per lo svolgimento del lavoro, adotteremo il principio di una elaborazione sostenuta in un piccolo gruppo…”.4 Infatti, quando si è chiamati a lavorare in gruppo, lo sforzo è maggiore perché capita spesso di trovarsi in situazioni dove un lavoro “si deve fare”.

Ma il punto nodale per lo studio viene dopo – come abbiamo appena letto – nello svolgimento del lavoro: la curiosità infatti sì presenta come un invito all’avventura, ed è quello che sorprende e mette in moto Ortega y Gasset. Lo sorprende così tanto da fargli scrivere: Che cosa posso (io) dire su un problema che non comprendo?

Sarebbe questo lo stile di domande per tener vivo il sapere, lo studio, la ricerca, e la Scuola della quale il cartel è un contemporaneo5 e così mantenere viva La psicoanalisi?

Note
↲1 José Ortega y Gasset, Velazquez. Aguilar Ediciones 1987, Madrid.
↲2 La traduzione è nostra.
↲3 L’evento è datato nel 1943.
↲4 Jacques Lacan; Atto di Fondazione, 1964.  https://www.slp-cf.it/atto-di-fondazione-jacques-lacan/
↲5 “Il cartello, a differenza della passe, è contemporaneo alla creazione della Scuola.” In Il cartello nel Mondo J.A. Miller 1994 https://www.wapol.org/it/las_escuelas/TemplateImpresion.asp?intPublicacion=10&intEdicion=3&intArticulo=293&intIdiomaArticulo=7

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