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La sorpresa nel cartello

Pubblicato il 30 Ottobre 2019

Carla Antonucci

“Il cartello è una porta d’entrata per lo studio della psicoanalisi che si apre sulla Scuola. Lacan legava la sua scelta del significante cartello alla parola italiana cardo, che significa il cardine di una porta. Il che vuol dire che l’apertura, la sorpresa e la scoperta sono all’orizzonte di questo dispositivo analitico.”1 Questo è quanto si trova nella letteratura in merito alla sorpresa nel cartello.

A questo punto non mi resta che pensare con la mia testa e provare a dire in parole semplici quali secondo me sono i momenti di sorpresa presenti in un cartello a partire dalla mia esperienza.

La prima cosa che mi viene in mente, e che tra l’altro mi incuriosisce molto perché in Italia è una pratica non in uso e per lo più sconosciuta, è il tirare a sorte per la costituzione di un cartel. É una delle cose che fanno i francesi alle serate di rientro dei cartelli per far ripartire i lavori. Questa è sicuramente una delle modalità di puntare sulla sorpresa nel cartello sin dall’inizio. Dopo l’estrazione, un gruppo di persone, che non si conoscono, si ritroveranno a lavorare insieme uniti unicamente dal desiderio di fare un cartello. Benché sconosciuta, bisogna sottolineare che questa non è una invenzione a caso! Lo stesso Lacan in D’écolage 2 al quinto punto in cui parla del cartello dirà che il tirare a sorte assicura un rinnovamento regolare. E noi sappiamo che il rinnovamento è un ingrediente fondamentale nel cartello per come esso è stato concepito diversamente dal gruppo, ma questo è un altro discorso. Dunque la sorpresa sarà, all’incontro, condizione essenziale per il rilancio del sapere.

Per quanto concerne il sapere, di base, chi fa un cartello lo fa per saperne di più su qualcosa… il sapere dunque è desiderato nel cartello. Ma sappiamo anche che il cartello è la modalità di lavoro per eccellenza della Scuola, un lavoro che si poggia sul lavoro testuale, in cui i testi vengono interrogati. Ogni soggetto all’interno di un cartello interroga il testo dal proprio punto di vista o interesse. Ogni soggetto è l’agente che interroga il discorso del padrone ed eventualmente lo sovverte… Qual è il frutto di questa interrogazione? Un sapere, sapere che è a sua volta frutto della sorpresa non essendo pre-costituito. Ma non è sempre così, un eventuale sorpresa, anche se brutta è che non tutti i cartelli riescono. Non tutti i cartelli producono un sapere, alcuni cartelli si interrompono prima di arrivare a conclusione, è quello che in francese si esprime con la parola tourbillon. In fondo l’interrogazione dei testi nel cartello avviene a partire dal discorso dell’isterica ed è lo stesso discorso dell’isterica in crisi che può portare alla dissoluzione del cartello.

Sorpresa delle sorprese nel cartello ad essere messo in gioco ed interrogato è lo stesso desiderio dell’analista, nonché il proprio desiderio. Benché in modo diverso dall’analisi, perché nel lavoro di cartello non c’è interpretazione, nel cartello sono in gioco il transfert di lavoro e il lavoro di transfert e suppongo sia per questo che Lacan diceva che nella Scuola “si entra non a titolo individuale ma a partire da un lavoro di cartello”.3 Si tratta di una riflessione, a partire dal testo, sulla propria esperienza personale. Questa interrogazione testuale, è una delle vie attraverso le quali si forma un analista ed avviene anch’esso seguendo le vie dell’inconscio.

Il cartello è una modalità di lavoro, il lavoro però non produce alcun sapere, ed è qui che abbiamo un’eccezione sorprendente, il lavoro del cartello provoca l’elaborazione di un sapere inconscio.

Ed eccomi giunta all’ultimo punto in cui s’incontra e si può toccare la sorpresa nel cartello. Perché questo sia tale alla sua conclusione ciascun partecipante dovrebbe produrre un elaborato, un testo. Nella lettura di questi testi si coglie la sorpresa, per ognuno diversa, di questa elaborazione singolare. La bellezza di questi testi è la loro originalità, sono sempre colmi di desiderio, desiderio che si trasmette velocemente al lettore che vi si imbatte. Una ventata d’aria fresca che risveglia anche il più vecchio degli analisti, e si sa che anche l’amore più forte ha bisogno, per non finire nell’orbita della noia, di un po’ di aria fresca…

Note
↲1 Giornata di studio dei cartelli della EFP, 1975
↲2 J. Lacan, Lettera dell’11 marzo 1980, «D’Écolage», in Ornicar?, 1980, p. 34.
↲3 C. Soler, «Le cartel analysant?»,  in Mensuel, n. 57, Paris, 2010, p. 51.

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