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La spinta di un cartello-lampo

Pubblicato il 30 Ottobre 2019

Jeff Erbe 1

Ho incontrato un cartello-lampo per la prima volta durante le nostre giornate di studi clinici a New York l’anno scorso. Quattro cartellizzanti più uno, di tre paesi, vi presentavano dei testi.  Per necessità si erano riuniti virtualmente, sino a quell’evento che fu il loro primo incontro reale. La presenza di quel cartello solitario ha decompletato la serie di presentazioni di casi, provocando il desiderio. Quello che mi ha impressionato è stata l’urgenza in cui si erano raggruppati e mobilitati, solo tre mesi prima, per affrontare il tema. Fu l’istante di vedere che mi ha spinto a lavorare in un cartello-lampo per il convegno della NLS 2018 a Parigi, il primo dei tre in cui, da allora, ho lavorato.

Cosa specifica i cartelli-lampo? Propongo tre osservazioni derivate dalla mia esperienza negli Stati Uniti.

Anzitutto, la loro temporalità è l’urgenza. In due dei miei cartelli, ci siamo incontrati ogni settimana, il che ha intensificato il transfert di lavoro. Quando un cartello dura uno o due anni, riunioni meno frequenti e la sua fine sono essenziali per diluire gli effetti di gruppo immaginari.  Tuttavia, tenuto conto della breve durata di un cartello-lampo, non dobbiamo presumere che il rischio di simili effetti sia esattamente lo stesso o che il nostro unico obiettivo sia quello di ridurli. Se consideriamo l’ultimo insegnamento di Lacan, è possibile che la consistenza immaginaria di un breve periodo di lavoro intenso in un cartello-lampo rafforzi l’impegno verso la Scuola, al di là del cartello stesso. Ciò non toglie che è importante opporsi al fatto che le relazioni immaginarie prevalgano sulla singolarità soggettiva.

In secondo luogo, la presenza del corpo è cruciale per il nostro lavoro negli Stati Uniti, dove il reale geografico costituisce un rischio per la vita della Scuola. La maggior parte dei nostri cartelli si incontrano senza la presenza dei corpi. A questo riguardo, il cartello-lampo offre una funzione sinthomatica poiché la prospettiva di un incontro è supposta, nella misura in cui un cartello è orientato verso un evento a venire. Partecipare a un cartello implica la possibilità di trasportare il proprio corpo, quando il cartello finisce. Inoltre, la possibilità di condividere i prodotti del cartello, sia tramite la Newsletter, sia presentando un testo, amplifica la questione del desiderio di ciascuno. Nel mio caso, il cartello-lampo sostiene la pulsione a superare la distanza, a partecipare a un discorso vivo che sottolinea quello che è stato elaborato durante il percorso.  L’ho visto con altri colleghi degli Stati Uniti, dove la partecipazione a un cartello-lampo li ha incoraggiati ad assistere a eventi e a condividere il loro lavoro.  Sostenere la presenza del corpo nel XXI secolo esige, quindi, una certa inventiva. Poiché i gruppi della NLS sono così tanto dispersi, questa sfida è strutturale.

Terzo: il potenziale unico del cartello-lampo e la propensione di questi cartellizzanti ad assistere a degli eventi, sono tali che ci permettono di intendere ciò che ispira nuovi interlocutori a lavorare con la Scuola. Negli Stati Uniti molti nuovi arrivati vi partecipano. Quali sono le contingenze o le circostanze locali che li spingono a stabilire un primo legame? Penso che il lavoro dei cartelli-lampo permetta un esame più approfondito del legame tra campi – culturale e clinico – più ampi e la Scuola.

Il significante lampo interpreta la fretta della nostra epoca contemporanea. È un modo di lavorare con l’idea che non c’è mai abbastanza tempo. Se alcuni possono testimoniare della brevità di un’opportunità, di un reale che sempre sfugge, non sono forse quelli fra noi che hanno il desiderio di leggere diversamente, e che non si accontentano di attendere e di perdere questa occasione? Con il cartello-lampo non si può pensare troppo. Il corpo parlante deve agire!

Traduzione: Adele Succetti

Note
↲1 Articolo pubblicato nel n. 11 di 4+one, The NLS Cartels Newsletter, Luglio 2019.

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