Sonia Patriarca
ARTICOLO DI RIFERIMENTO: Lacan quotidien n. 860 Momento cruciale di Patricia Bosquin-Caroz – Essere nominato una donna o un uomo di René Fiori – Il balzo del parlêtre di Virginie Leblanc. 1
“Il mio corpo trans è una casa vuota”, ha scritto Paul B. Preciado nel 2016.
“Il mio corpo trans è un appartamento in affitto, senza mobili, un posto non mio, uno spazio senza nome “. Oserei dire che devi essere una donna per avere il coraggio di vivere in questo appartamento vuoto, questo posto vuoto del significante per dire Donna, secondo l’espressione di Lacan? Cosa vuol dire fare proprio il significante donna? Può occupare questo posto vuoto tale significante?
Lacan scrive ne “L’istanza della lettera dell’inconscio o la ragione dopo Freud“: la cabina offerta all’uomo occidentale per soddisfare i suoi bisogni naturali sottomette la sua vita pubblica alla legge della segregazione urinaria”. In questo modo, richiamando l’insegna delle due toilette uomo-donna ci indica come il soggetto è chiamato ad assumere, a fare suo il significante uomo o donna per poter varcare l’una o l’altra soglia. Assumere il proprio essere sessuato richiede una simbolizzazione, ma prima con Freud e poi con Lacan impariamo che essa non sarà sufficiente ad assumersi il proprio sesso, poiché nell’inconscio la differenza dei sessi non si scrive. Esiste un reale in gioco, un referente indicibile, che condiziona il rapporto del soggetto con il sesso. Il reale non è la realtà. Il nome per ciascuno non dice del simbolico in gioco, ma del reale che c’è nella lingua, quale dimensione particolare farcita di godimento. La lingua è ciò che c’è di più specifico di ogni parlessere, ed è ciò che veicola il godimento. Lacan conia il neologismo parlessere per condensare in una parola la relazione indissolubile tra essere umano e linguaggio. Si nasce immersi nel linguaggio e l’essere umano non coincide con l’organismo biologico, è piuttosto corpo parlato, segnato dal linguaggio sin da subito e quindi corpo che subisce una perdita, una divisione perché patisce del significante. Il corpo deve costituirsi, non si nasce con un corpo. Nel Seminario Ancora, Lacan torna alla questione del corpo come una conseguenza delle sue elaborazioni sul reale e lo lega con il godimento; introduce la nozione di corpo come “sostanza godente”, alludendo al vivente come la condizione primaria del godimento e al corpo come suo supporto. Questo godimento è il reale che si pone al di fuori del simbolico, ex-siste al simbolico, non è completamente assorbito da questo e costituisce il «mistero del corpo parlante». Di conseguenza il soggetto, il soggetto dell’inconscio, costituito dal significante, lascia posto al parlessere, l’individuo parlante nel suo particolare essere di godimento, soggetto del corpo godente, ciò che implica il corpo nella sua presenza, toccato dal godimento.
Dunque la lingua è ciò che c’è di più specifico di ogni parlessere, ed è ciò che veicola il godimento, rende l’individuo soggetto del corpo godente e indirizza alla posizione legata alla sessualità?
Per l’essere vivente che è preso dal e nel linguaggio, il parlessere, il modo in cui si situerà nella propria sessualità, come uomo o come donna, non è qualcosa di già dato sin dalla nascita. Ciascuno, a partire da certe condizioni– condizioni che non ha scelto, ma con le quali dovrà giocarsi la sua partita –, transitando attraverso un percorso fatto di identificazioni e di godimenti, arriverà a scegliere inconsciamente di posizionarsi dal lato maschile o dal lato femminile, in relazione alla propria sessualità. Dal lato uomo troviamo una modalità di godimento legata alla logica fallica, logica del tutto, dell’universale. Grazie al significante fallico il soggetto può trovare un orientamento simbolico universalizzante che lo aiuta a raccapezzarsi con quella sessualità che nulla e nessuno gli può spiegare. L’organo sessuale maschile e il tipo di godimento che da esso il soggetto può trarre, rappresenta bene, sul piano del godimento, questa logica universale del tutto. La posizione maschile di godimento è identificata con la parvenza di avere il fallo e questo produce, nel soggetto così situato, una condizione tale per cui il proprio modo di godere è modulato secondo la logica del o tutto o niente, in concordanza con l’alternanza tumescenza-detumescenza propria dell’organo che viene identificato con il fallo (anche se non lo è). Da questo lato, l’immagine anatomica contribuisce a fissare in modo più assoluto il soggetto maschile al godimento fallico
Le donne, a partire da una condizione che le caratterizza e rispetto alla quale sono in un certo modo privilegiate, oltre a essere iscritte nel godimento fallico, possono avere – se lo vogliono – accesso a un godimento Altro. L’inconscio non coincide con questo godimento Altro, il godimento femminile, come lo chiama Lacan; ma un modo per accedervi è quello di passare attraverso l’esperienza dell’inconscio, così come accade durante un’analisi. Quando un soggetto – uomo o donna – entra in analisi, ciò di cui fa esperienza è che i suoi sintomi, i suoi comportamenti, i suoi enunciati rivelano Altro da ciò che credeva; non solo un altro senso, ma addirittura un altro godimento. Cogliere questo, man mano, nell’analisi, conduce il soggetto ad acconsentire e accettare quell’altra logica, innanzitutto rispetto a sé, e di conseguenza anche rispetto agli altri. Accettare che vi sia un Altro godimento, forme di godere altre e diverse da quella sostenuta dall’Io, dal discorso cosiddetto comune, che è quello del padrone.
In analisi il soggetto non si realizza nella parola vuota, che è la parola dell’io, una parola devitalizzata del suo valore dialettico e il cui interlocutore è l’altro immaginario, il proprio doppio simmetrico, il simile che si incontra o la propria immagine allo specchio, luogo delle identificazioni immaginarie. Il soggetto in analisi si realizza nella parola piena, che è la parola del soggetto, il cui interlocutore è l’Altro asimmetrico, l’Altro simbolico, da cui il soggetto si attende un’interpretazione simbolica, che è una parola che lo riconosca come soggetto, e gli permetta di integrare nel proprio discorso ciò che gli appare come un buco, come un capitolo censurato a cui non ha accesso direttamente. Un capitolo censurato che bisogna ricostruire per ristabilire la continuità del discorso cosciente. E la psicoanalisi è la pratica di questa parola che permette di restituire al soggetto la padronanza di questo capitolo mancante. Il desiderio che anima il soggetto in analisi è, almeno nel primo insegnamento di Lacan, un desiderio di riconoscimento, e lo psicoanalista è il testimone della verità che emerge nel soggetto.
Per il soggetto, la risposta alla sua questione è situata nel luogo dell’Altro. Si avrebbe torto, e sarebbe ridicolo, identificare questo Altro con l’analista. Questo Altro non è un altro soggetto, uomo o dio che sia, ma è il luogo dove l’insieme dei significanti di un individuo (i suoi sogni, gli atti mancati e anche quelli riusciti, il suo blaterare in analisi e i suoi sintomi stessi) svolgendosi, rivelano un senso, senso che dà la risposta che il soggetto si attende rispetto alla sua propria questione, che riguarda, in fondo, il fatto di essere vivente e di essere sessuato. Il soggetto non trova la propria identità, ma trova solo dei significanti che lo rappresentano in una catena di cui non è padrone, ma di cui è piuttosto l’effetto. L’analista diventa il rappresentante di questo luogo Altro da cui l’analizzante si attende il senso dei sintomi di cui soffre, sintomi che sono i significanti enigmatici della sua questione di soggetto.
L’inconscio è sì strutturato come un linguaggio, ma non tutto nell’inconscio è significante. Non tutto il godimento pulsionale è significantizzabile e può essere metabolizzato nella catena significante. C’è un godimento che è estraneo all’ordine del significante e quindi non è riconducibile al sapere: questo zoccolo duro del godimento pulsionale, che resiste a ogni significantizzazione, Lacan lo chiama oggetto piccolo a. Quest’oggetto, che è dell’ordine del reale, non è significante, ma è preso nelle spire della catena significante.
La scelta di nominarsi comporta il situarsi dal lato del godimento della donna o dal lato del godimento dell’uomo?
Secondo la definizione di Antonio di Ciaccia: “Il parlessere è l’essere umano stesso; laddove Freud considera che il trauma che colpisce l’essere umano è la sessualità, Lacan considera che se c’è trauma nell’uomo è perché l’uomo parla ed è nel campo del linguaggio”. Massimo Recalcati psicanalista e collaboratore della rivista internazionale “Clinique lacanienne”, nel suo testo “L’ultima cena” si esprime così: “la mancanza ad essere abita il soggetto, parlessere… direbbe Lacan, in quanto subordinato al campo del Linguaggio”. Il corpo si costruisce, è effetto della parola e il dirsi uomo o donna è un effetto di linguaggio. Nel Seminario Les non-dupes errent dopo che aveva introdotto le formule della sessuazione Lacan pronuncia questa frase: “L’essere sessuato non si autorizza che da sé (…) il fatto che lo si classifichi maschio o femmina, ciò non impedisce che il soggetto abbia la scelta”. Nelle complesse formule della sessuazione Lacan elabora una logica per dire come la scelta della posizione sessuata per ogni parlessere si produce a partire da come ci si situa rispetto al significante fallico. Fallo come vuoto strutturale di godimento alla base del soggetto parlante. Il significante fallico è senza dubbio una bussola del desiderio del soggetto, ma non costituisce alcuna garanzia dell’atto di parola. Ogni soggetto si situa in relazione alla sessualità attraverso la sua parola. Il processo della sessuazione non proviene dalla biologia né dal contesto culturale ma dalla logica del discorso. Di fronte all’atto di parola che determina la propria posizione sessuata il soggetto è solo.
Dunque, cosa succede quando il soggetto non riesce a dirsi uomo o dirsi donna? Quando sono inoperanti questi significanti?
Ciò che si coglie nell’incontro con ogni soggetto è che se si lascia cadere ogni supposizione di sapere e si lascia che la singolarità di ognuno possa trovare la propria via, senza nessun tentativo di universalizzazione, il soggetto trova delle soluzioni uniche e invenzioni singolari. É necessario accogliere nel discorso dei soggetti quei nuovi significanti che emergono – queer – transgender – affinché possano trovare una via per declinarsi in un modo singolare, possibile per ciascun soggetto, al di là di nuove etichette e ampliando il significante genere. I prodotti del discorso dell’analista sono il cuore del parlessere e del godimento singolare dell’essere umano.
*Intervento fatto alla I Giornata Nazionale dei cartelli della Scuola Lacaniana di Psicoanalisi, che si è tenuta il 28 marzo 2021.