Massimiliano Rielli
Dallo studio di alcuni testi di analisti dell’AMP scopro che ci si può accostare all’ombelico del sogno intendendolo come punto di svolta tra l’inconscio decifrabile e l’inconscio reale; vale a dire che esso è anche punto di frontiera tra l’interpretazione freudiana, che trova qui il suo limite, e l’interpretazione lacaniana1, che trova qui la sua causa. Possiamo forse dire che Freud, nel suo tentativo di traduzione dell’inconscio simbolico, si è imbattuto nel Reale lacaniano, lì dove la ricerca di senso manca continuamente il bersaglio.
Nel lavoro del sogno vi è quindi qualcosa del continuo lavoro di rimaneggiamento dell’indicibile del trauma originario; per Freud questo trauma consiste in una iscrizione, che scava il nucleo della rimozione originaria. Con Lacan scopriamo che questo indicibile ha una sua materialità – anzi, mot-érialité – una sua consistenza, in quanto traccia dell’originario impatto de lalingua sul corpo. L’ombelico in cui si esauriscono le possibilità di decifrazione del sogno è allo stesso tempo punto in cui è possibile rinvenire ciò che è segno di questo godimento inassimilabile, che continua a percuotere il corpo.
Siamo dunque già oltre la frontiera del senso, ed una volta attraversata ci muoviamo in un terreno in cui dall’ascolto del sogno-racconto (la significazione, il sogno decifrabile) leggiamo ora il sogno in quanto scrittura, un sogno che non viene interpretato ma che interpreta continuamente questo reale, per costruirci un bordo attorno2. Ciascuno dunque sogna e parla con la propria lalingua.
Particolari sogni, di cui testimoniano gli AE, non raccontano una storia, ma scrivono una lettera, una parola, una frase, per lavorare attorno al nucleo traumatico originario, ai pezzi di reale più singolari di ciascuno. Come le lettere della formula della Trimetilamina, nel sogno dell’Iniezione a Irma3, questa scrittura fuori-senso indica un letterale che non ha più legame con la parola4, mettendo in risalto che tra Significante e significato vi è una barra, una frattura.
Il significante ha qui un primato sugli effetti di significazione, poiché la lalingua non vuol dire nulla, è tessuta di significanti, ma anteriore al linguaggio. L’analista dunque, può ora domandarsi non solo “cosa significa?”, ma anche “cosa soddisfa?”5. Per giungere all’ombelico del sogno è necessario allora “dimenticare che si dica”6 .
Da un lavoro in Cartello su “Sogno, incubi e paure”, trattando l’ombelico come luogo dell’indecifrabile, giungo dunque, con sorpresa, ad imbattermi in questo significante, “lalingua”, che per qualche motivo mi tocca, facendo vibrare delle mie risonanze personali.
Ritorno a vivere “giù” dopo anni; ritrovo il dialetto del mio luogo di origine, lingua che ancora mi percuote.
Nel lavoro incontro degli adolescenti, un giovane filippino che inizialmente rifiuta di parlare italiano per parlare solo la sua lingua materna, poi un giovane che parla solo dialetto… mi rendo conto che ciascuno parla e sogna, anche da sveglio, con il proprio dialetto, la propria lalingua, inventandosi modi singolari per provare a cavarsela con il proprio Reale.
Scopro così un nuovo motivo di ricerca, magari da un Cartello ad un altro…
Note