Eva Bocchiola
In un lavoro di cartello, abbiamo reperito le prime tracce del Pas-Tout nel Seminario XVIII, quando Lacan afferma che non c’è l’universale della donna, parte dal mito di Totem e tabù e dichiara: « Il mito del godimento di tutte le donne indica che il tutte le donne non c’è. Non c’è universale della donna»[1].
Per fare un passo in più nella sua elaborazione e non ricadere nel “non volerne sapere niente” su cui in modo involontario l’essere umano tende ad adagiarsi, Lacan si àncora incessantemente alle ragioni logiche del funzionamento dell’inconscio. Il matema iniziale da cui parte per giungere a delimitare il concetto di non-tutto è il Discorso dell’Analista che egli definisce propriamente « nient’altro se non la logica dell’azione»[2]. Anche nel Seminario XIX, precisa a più riprese quanto il ricorso a una formalizzazione sia indispensabile per poter avanzare: «la logica attiene al campo della castrazione»[3] e ancora «la logica introduce uno squarcio irriducibile […] designa il reale»[4]. È sorprendente poi nel Seminario XX quando afferma che « Soltanto la matematizzazione raggiunge un reale e in questo è compatibile con il Discorso dell’Analista»[5]. Notiamo qui come il punto di fuga del reale si annodi agli aspetti inediti prodotti dal Discorso analitico che, per struttura, si propone sempre in opposizione all’universale.
Proseguendo nella sua ricerca, Lacan arriva ad evidenziare la sottile differenza tra “non ogni” e “non tutto” che gli permette di formulare che il godimento della donna non è organizzato completamente dalla castrazione ma che vi è una dimensione supplementare, un godimento Altro. Mentre «L’uomo è funzione fallica in quanto può esserlo solo a titolo di ogniuomo Ɐx Φx, vale a dire a titolo di un significante e niente di più»[6] questo per via dell’eccezione ⱻx x, per la donna la posta in gioco è antitetica. La donna non può ricoprire il suo posto nel rapporto sessuale, ella può esserlo solo a titolo di una donna. Collocata sul lato femminile non tutto, non soggettivato e non soggettivabile, dove non è presente l’elemento di eccezione, ella avrà la necessità di assumere su di sé, in solitudine, questa funzione logica di eccezione. La sua unicità non costituisce certo una posizione di comfort, lì non ci si accomoda. Le donne – concetto che Lacan estenderà anche agli analisti della Scuola – non possono costituire un insieme, non vi è norma che possa fornire loro il rassicurante sentimento di aderire ad una collettività.
Il concetto di Pas-Tout che Lacan estrae dal sapere dell’inconscio ci stupisce, è un’apertura a una dimensione inedita e supplementare, si imbriglia il corpo nel suo aspetto godente, un reale che non ha niente a che fare con ciò a cui la conoscenza tradizionale – inevitabilmente fantasmatica – ha dato supporto.
Le due colonne delle formule della sessuazione mostrano una separazione radicale tra loro, tuttavia, le frecce situate sotto la riga testimoniano la possibilità di stabilire legami. Sul lato uomo si è nella norma, attraverso la via del fantasma il soggetto punta all’oggetto a situato a destra, indicando che l’oggetto a è un posto possibile per essere una donna desiderata. Sul lato femminile Lacan precisa che dal momento che si enuncia come non-tutto, “La donna” non può scriversi, non c’è che il “La” barrato. Come indicano le due frecce che vi si dipartono, l’Altro sesso è confrontato con una dualità e già in questo si rileva uno sdoppiamento. La prima freccia, in rapporto con il godimento fallico Φx – il fallo simbolico e non un semplice oggetto a – designa che il passaggio dall’uomo è necessario perché una donna accosti il godimento dell’Altro che le è proprio. La seconda freccia mira al significante di A in quanto barrato S(A/). L’inesistenza del significante “La donna” è un punto di forclusione, un buco nell’Altro simbolico, questo perché l’Altro, quel luogo dove viene a inscriversi quanto può articolarsi del significante, è alla base decisamente l’Altro. Per usare le parole di Lacan «L’Altro deve essere barrato nel senso dell’uno in meno… questione di fare dell’Uno qualcosa che si sostenga, cioè che si conti senza essere»[7]. Il pas tout è per natura una posizione instabile e transitoria dove non si può restare, ma potremmo ipotizzare che si regga proprio sul rinvio alternato tra le due frecce.
Facendoci guidare dalla scrittura delle formule della sessuazione possiamo ricavare importanti risvolti clinici, qui due esempi ma si potrebbe continuare: per quanto riguarda l’Altro sesso (La), il confronto con un godimento ignorato dalla catena significante costituisce una delle radici della devastazione femminile – devastazione che si rivolge verso la madre ma anche verso il partner -. Tuttavia, per una donna non si tratta della desolazione totale a livello simbolico, oltre al vettore della freccia verso Φ (funzione fallica) che le consente un agganciamento, l’assenza del significante per dire il godimento femminile porta il parlessere a isolare un significante singolare proprio a ciascuno indicato con S(A/). Questo effetto di nominazione consente di bordare, senza tappare completamente, il buco della forclusione femminile producendo un effetto condensatore di godimento che opera da limite alla devastazione. Una aspirazione non già verso il reale, ma dal reale.
Dal lato maschile, possiamo “leggere” che l’uomo manca radicalmente l’Altro sesso (La), tuttavia, può fargli posto, può cioè accettare per amore che la donna desiderata non si riduca totalmente all’oggetto feticizzato del suo fantasma ma acconsentire che lei sia Altra, con la A maiuscola, radicalmente estranea per lui, eterogenea al suo fantasma.
[1] J. Lacan, Il Seminario. Libro XVIII. Di un discorso che non sarebbe del sembiante (1971), Einaudi, Torino, 2010, p. 62.
[2] Ibidem, p. 55.
[3] Ibidem, p. 28.
[4] Ibidem, p. 35.
[5] J. Lacan, Seminario XX, op.cit. p. 125.
[6] J. Lacan, Seminario XVIII, op.cit. p. 132.
[7] J. Lacan, Seminario XVIII, op.cit. p. 125.