Cartelli della Scuola Lacaniana di Psicoanalisi del Campo Freudiano
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Un’improvvisa spinta al lavoro

Pubblicato il 2 Novembre 2019

Omar Battisti

Parto con una questione: come fare perché questa novità del cartello-lampo, almeno lo è per chi scrive, non diventi una moda o una parola d’ordine nel campo freudiano? Del resto è un rischio che lo stesso Miller ha sottolineato riguardo agli eretici, dopo il suo intervento al Convegno della SLP del 2017 a Torino, L’elogio degli eretici1, tempo in cui c’è stata una spinta in tal senso che Miller ha interpretato nel Seminario di politica lacaniana che ha tenuto nel luglio dello stesso anno, sempre a Torino, considerando che sostenere le ragioni dell’ortodossia fosse il suo “modo di essere eretico in un Campo freudiano ormai popolato di eretici”2. Quindi, perché un cartello-lampo?

Dalla lettura del testo pubblicato sul numero 2 di Cartello, di Jeff Erbe, La spinta di un cartello-lampo3, sono stato sorpreso dal considerare questo strumento in funzione della preparazione ad un appuntamento di Scuola. Sorpresa data dalla possibilità che ho letto in quel testo, di approcciarsi ad un appuntamento di Scuola in un modo che direi più mirato, singolare. Perché permette di formulare una domanda singolare, frutto di un lavoro fatto non senza gli altri. Domanda con la quale si giunge all’appuntamento che può così essere letto uno per uno, tramite l’interrogazione che scaturisce dalla propria esperienza analitica, della propria pratica. La presenza del corpo all’appuntamento che costituisce anche il momento di concludere del cartello-lampo, mette in gioco la possibilità di una temporalità segnata da una τύχη, tuché, qualcosa che possa smorzare il versante αύτόματον, automaton4che necessariamente partecipa di ogni appuntamento.

Personalmente devo constatare che c’è stata per me una improvvisa spinta a formalizzare questo lavoro legato alla giornata clinica “Addictions. Le dipendenze nel XXI secolo”. Una precipitazione frutto di diverse occorrenze.

Anzitutto una cosa che mi ronzava da tempo, a partire dalla mia pratica in istituzione. Questa domanda: com’è possibile che la parola scivoli via così come acqua sulla pietra senza avere nessuna presa? Se da una parte c’è una sorta di colla legata al rapporto con gli oggetti, d’altro canto riscontravo una certa erranza in relazione alla parola in quanto presa soggettivamente.

C’è stato un giorno in cui tutto ciò è precipitato. Una difficoltà e un certo sconforto nella mia pratica nell’istituzione scolastica con alunni disabili, dove cerco di orientarmi a partire da un reale. Difficoltà e sconforto legato allo scontro con la sordità e le cecità dell’istituzione al reale in gioco, che certamente posso ora dire a posteriori, hanno risuonato con una sordità e una cecità a me molto prossima. Tutto ciò, dopo la lettura del testo di Erbe, e la lettura di un passaggio del testo di presentazione alla giornata clinica, ha risuonato come una sveglia. In Campo freudiano Anno zero Miller sostiene che “Le Scuole del Campo freudiano da molto tempo sono ciò che Lacan desiderava fossero. Rifugi contro il disagio della civiltà”5. Questo mi ha subito rimandato ad un altro passo in cui Lacan parla della Scuola come “base operativa” contro le impasse della civiltà. Con l’eco di quello sconforto dato da una sordità e una cecità di fronte al reale, quelle due parole, rifugio e base operativa, hanno portato ad un’improvvisa messa al lavoro, qualcosa di inedito. Rifugio è un luogo dove ci si ripara dalle condizioni avverse e dalle intemperie, dove si entra in solitudine per fare una sosta e trovare ristoro. Una base operativa invece è un luogo dove prepararsi per la messa in atto di operazione da compiere, in cui non è in primo piano una sosta in solitudine, ma un lavoro da fare, con altri.

Proporre un cartello-lampo sul tema di addictions, nella prospettiva di interrogare quella colla e quell’erranza, è stato un modo per dare corpo a queste due dimensioni che caratterizzano la Scuola. Il tutto si è di fatto svolto con molta semplicità, una volta presa la decisione. Ho semplicemente proposto la cosa sul gruppo whatsapp della segreteria di Rimini. C’è stata subito un sì da parte di una collega. Il segretario di città ha poi fatto girare questa proposta tramite la mail della segreteria a tutti gli iscritti e altri hanno accolto la proposta.

Riporto anche gli aspetti più operativi di come si sia arrivati a formalizzare questo lavoro di cartello, tuttora in corso mentre scrivo, perché li trovo imprescindibilmente legati al funzionamento stesso del cartello-lampo, dove la dimensione dell’urgenza e della fretta hanno avuto per me una funzione di provocazione al lavoro, piuttosto che di stagnazione nello sconforto.

Cartello-lampo costituito da Omar Battisti, Isabel Capelli, Stefano Romualdi e Domenico Cimino (Più-Uno)


Note
↲1 J.-A. Miller, L’elogio degli eretici, in Campo freudiano Anno zero, NeP, Roma 2018, pp. 55-72.
↲2 J.-A. Miller, Eresia e ortodossia, in Politica lacaniana, a cura di Paola Bolgiani e Rosa Elena Manzetti, Rosenberg & Sellier, Torino 2018, p. 15.
↲3 Jeff Erbe, La spinta di un cartello-lampo, in Cartello n. 2, Ottobre 2019, al sito: https://www.slp-cf.it/slp/wp-content/uploads/2019/10/Cartello-2-ottobre-2019.pdf
↲4 Cfr. J. Lacan, Il Seminario. Libro XI. I quattro concetti fondamentali della psicoanalisi, Einaudi, Torino 2003, cap. V, pp. 52-63.
↲5 J.-A. Miller, Campo freudiano Anno zero, NeP, Roma 2018, p. 73; citato in: Loretta Biondi, Presentazione della Giornata clinica “Addictions. Le dipendenze nel XXI secolo”, al sito: https://www.slp-cf.it/giornata-clinica-nazionale-addictions-dipendenze-nel-xxi-secolo/

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