Giuseppe Oreste Pozzi
Da anni mi interrogo, per capire come rappresentare quel “rapporto veridico al reale” che Lacan1 aveva trovato così prezioso nell’attività di Wilfred Ruprecht Bion2e John Rickman, suo assistente ed ex analista, durante la II° guerra mondiale. Un lavoro sorprendente, istituzionale ma anche politico, orientato dalla psicoanalisi. L’esperimento di 6 settimane a Northfield è il primo delle così dette comunità terapeutiche al servizio della società, in grado di produrre qualcosa del soggetto. Lacan, nel Sem. XI°, sembra voler richiamare questa esperienza parlando della donna che sorge veridica dal buco della castrazione. Nella sua qualità di non tutta fallica, /La donna, potrebbe costruire un rapporto veridico al reale. Proprio perché il Reale è disgiunto dalla verità – sostenuta dalla finzione del discorso – occorre qualcuno che abbia la faccia tosta di produrre una verità, che è la sola cosa che esige un lavoro, scrive Lacan3. La donna, che attraversa la Legge della castrazione in modo differente dall’uomo, non sembra avere (né ha mai avuto) voce in capitolo, per far sentire la sua voce, pur sorgendo veridica da questa attraversata. L’atto che produce un rapporto veridico è di tipo generativo e la donna è pertinente, sa cosa vuol dire avere la faccia tosta di stabilire un’alleanza generativa.
All’inaugurazione del Festival delle Abilità, Arte, Musica e Poesia4, a Milano, uno degli organizzatori, Antonio Giuseppe Malafarina, sulla sedia a rotelle, disse: la parola “inclusione” è magica perché quando c’è scompare. Un bel gioco: quando l’inclusione c’è, la parola cade. Quando l’azione “inclusione” c’è, il significante con il suo significato non serve, sparisce, evapora, cade!
- L’acting out istituisce una scena, perché l’appello arrivi all’Altro;
- il passaggio all’atto precipita il soggetto in un al di là del velo che lo catapulta nel magma del reale, abolendo l’Altro;
- l’assunzione di un atto lascia cadere il significante, per generare, incarnandosi. Si tratta di capire con chi si realizza l’alleanza generativa.
L’atto che produce quest’effetto costruens è ben rappresentato dalla parola ebraica Dabar che indica contemporaneamente cosa penso/dico/faccio dal momento che significa parola/azione/evento. L’atto che produce un rapporto veridico al reale è il significante che si concretizza, che si fa carne e sparisce come significante. Tutta la Genesi è articolata così: si faccia la luce e la luce fu. Quando c’è la luce, il significante luce cade. La parola/azione/evento ha a che vedere con il significante verità che, per Lacan, è sempre nuovo. Ecco il miracolo della magia evocato da Malafarina. Se la verità può essere detta solo a metà non è solo perché è insopportabile da reggere. La questione è più complessa. Basta poco per passare dal vero alla follia perché l’uomo non è asservito alla passione del suo corpo, né al suo narcisismo mortifero, per Lacan e, passare dal vero alla follia è un attimo, essendo, il vero, sempre nuovo. La verità, un attimo dopo, è già altra, per questo non dobbiamo prenderci sul serio in quello che diciamo ma prendere alla lettera quello che ascoltiamo. Forse è una prospettiva diretta non solo agli analisti? Non prendersi troppo sul serio, un bel compito attuale per tutti e l’insegnamento di Lacan non si limiterebbe alla posizione dell’analista come scarto e santo, con il termine/azione scartità. In rapporto alla verità, lo scarto che cade, è la parola per incarnare, nel corpo dell’azione, la verità detta/assunta/incarnata: questa è la differenza tra essere ed esistere, tra ontologia e henologia5!?
1 Jacques Lacan, La psichiatria inglese e la guerra, in La Psicoanalisi n. 4, Astrolabio, 1988.
2 Wilfred Ruprecht Bion, (1961) Esperienze nei gruppi, Armando, 1980 (quarta ristampa) – esperimento condotto presso l’ospedale psichiatrico inglese durante l’ultima guerra e conosciuto come “esperimento di Northfield”.
3 Jacques Lacan, Di una riforma nel suo buco, in La Psicoanalisi n. 65 p .9 e, sullo stesso numero, si veda anche la presentazione di Antonio Di Ciaccia A proposito di un articolo di Lacan per “Le Monde” pp. 6-10.
4 Tenuto il sabato 16/09/2022 al Parco Biblioteca Chiesa Rossa, in Via San Domenico Savio, 3 a Milano.
5 Jacques-Alain Miller e Antonio Di Ciaccia, L’uno-tutto-solo. L’orientamento lacaniano, Astrolabio, Roma, 2018, pp. 94, 95
Bibliografia
Francesca Biagi-Chiai, Follia, una delle impasse nella civiltà, in “Politica lacaniana” a cura di Paola Bolgiani e Rosa Elena Manzetti https://books.openedition.org/res/4558,
Marie-Helene Brousse, Dagli ideali agli oggetti: il nodo della guerra, in “Guerre senza limite. Psicoanalisi, trauma, legame sociale”, Rosenberg&Sellier, Torino 2020 p. 171-194 https://books.openedition.org/res/3811?lang=it
Jacques Lacan, Di una riforma nel suo buco, in La Psicoanalisi n. 65 pp. 11-18
Eric Laurent, Il reale e il gruppo, Pubblicato il 9 Dicembre 2021 – sulla Rete della SLP alla voce Cartelli;
Marco Lottici, Acting out e passaggio all’atto, in “ADOVIOLENZA. La psicoanalisi e la violenza degli adolescenti”, Rosenberg&Sellier, – parte I° La violenza nel legame sociale https://books.openedition.org/res/6412?lang=it#
Jacques-Alain Miller Presentazione del tema del IX° Congresso dell’AMP http://www.congresamp2014.com/it/template.php?file=Textos/Presentation-du-theme_Jacques-Alain-Miller.html