Ilde Kantzas
Quattro si scelgono…in nome di un desiderio.
Ci si sceglie, ci si prende, ci si trova presi in un lavoro di cartel, in un lavoro di transfert: gli occhi si accendono, il cuore παλλει, palpita, come quello di Alcibiade sdraiato vicino a Socrate; si beve, stando seduti vicini ad un altro (ah, quanto ci manca, questa vicinanza di corpi nel cartel! Come metteva in movimento le cose, prima che venisse la segregazione da covid e la dittatura dolce di zoom, che ognuno rimanga a casa sua, comodo e igienico) il sapere di un altro, che diventa qualcosa di altro, diventa legame di scuola.
Ci siamo trovati e ci siamo chiesti: dove è andato questo desiderio, direi carnale, di cartel, di trovarsi, di parlare, di prolungare magari anche l’incontro, di fermarsi a fumare una sigaretta sotto casa?
Stiamo attraversando un momento di ripensamento, dove è urgente far sorgere un nuovo desiderio di cartel, e un nuovo desiderio di scuola.
Abbiamo vissuto un fermento, durante la pandemia; una risposta pronta e vivace alla chiusura e al blocco forzato delle attività in presenza (ormai si devono chiamare così, si deve passare attraverso la specifica che si tratta di attività in presenza, online, o miste; e lo diciamo quasi senza accorgerci di quanto sia strano).
Questo blocco ha aperto la strada ad una chiamata al cartel, riunito in modalità lampo e online, e scelto a caso. Sicuramente una nuova formula di cartel ready made, veloce, semplice, non impegnativa, rispondente alle esigenze calviniane per il secondo millennio: leggerezza, rapidità, esattezza, visibilità. Con il ritorno alla vita in presenza e la riapertura delle sezioni cliniche, sia pure in modalità mista, anche i cartel e la loro convocazione chiedono di ripartire in un modo nuovo. Stiamo affrontando, con l’équipe cartel (Aramini, Medici, Lastrucci, Kantzas + Storti) questa domanda, che è raccolta dalle segreterie e dai soggetti che si trovano nella Scuola, e ci siamo trovati a lavorare sul Nuovo Cartel…in un cartel!
Concretamente, i temi da risolvere sono:
- Suscitare desiderio di cartel nella Scuola
- Aprire ai giovani: studio di una modalità di presentazione
- Aprire il cartel ai non analisti con una penetrazione nel tessuto della società civile, un’operazione di politica a cui non possiamo sottrarci
- Riflettere sul distanziamento come fattore di caduta del desiderio
- Come far vivere la modalità dello scegliersi anche a distanza (con l’aiuto di De Feudis, abbiamo allo studio una nuova piattaforma di cercacartel da inserire direttamente sul sito)
- Programmare, per le prossime terne, degli incontri intercartel per regioni e almeno una giornata nazionale)
- Portare queste riflessioni sulle news, che a questo punto dovrebbero diventare anche un laboratorio di elaborazione intorno alla funzione del cartel come colonna vertebrale in cui circola il liquor del desiderio di Scuola.
- Troppo pieni di attività: manca il vuoto che permetta di aprirsi al desiderio.
- Tutti pieni di mille cose con l’online: saturazione
- Autoreferenzialità
A me è venuto in mente un libricino rosso di Alain Badiou, si intitola: “Elogio dell’amore”1.
“E’ l’amore garantito contro tutti i rischi: avrete l’amore, certo, ma avrete così ben calcolato la questione, avrete così ben selezionato il partner su internet – avrete ovviamente la sua foto, i suoi gusti nel dettaglio, la data di nascita, il segno zodiacale e via dicendo – che alla fine di quest’infinita combinazione sarà possibile sostenere: “Con lui non correrò rischi!”2
Come ricorda Miller nell’”Inconscio e corpo parlante”, Non abbiamo forse l’idea di una frattura nel momento in cui Freud aveva inventato la psicoanalisi, se possiamo dire così, sotto l’egida della regina Vittoria, perfetto esemplare della repressione della sessualità, quando invece il XXI° secolo conosce la diffusione massiccia di quello che si chiama porno, vale a dire il coito esibito, diventato spettacolo, show, accessibile a tutti su internet con un semplice click del mouse? Da Vittoria al porno, siamo passati non solo dall’interdizione alla permissione, ma all’incitazione, all’intrusione, alla provocazione, alla forzatura. Che cos’è il porno se non un fantasma filmato con una varietà atta a soddisfare gli appetiti perversi nella loro diversità? Non c’è niente che mostri meglio l’assenza del rapporto sessuale nel reale di questa profusione immaginaria di corpi che si dedicano a darsi e a prendersi.
È qualcosa di nuovo nella sessualità, nel suo regime sociale, nei suoi modi di apprendimento, rispetto ai giovani, alle giovani classi che entrano nella carriera. Ecco i masturbatori alleggeriti dal dover produrre essi stessi dei sogni da svegli, dato che li trovano pronti all’uso, già sognati per loro. Il sesso debole è il maschile, per quanto riguarda il porno, e vi cede infatti più facilmente. Quante volte si sente in analisi uomini che si lamentano delle compulsioni a seguire i trastulli pornografici, a stoccarli perfino in memorie elettroniche! Dall’altro lato, dal lato delle mogli e delle amanti, si pratica meno ma si bada alla pratica del partner. E allora, dipende: o la si considera un tradimento oppure un passatempo senza conseguenze. La clinica della pornografia è del XXI° secolo – sto solo evocandola, sebbene varrebbe la pena di entrare nei dettagli dato che è insistente e da una quindicina di anni è estremamente presente nelle analisi.
Ed è sotto gli occhi di tutti come sia difficile, in tempi di scientificizzazione capitalistica, di rifiuto dell’errore, dell’errare, della queste amorosa, affrontare il rischio dell’amore, lasciare la porta aperta alla Tyche, all’incontro non automatico, non predeterminato, non calcolato al millimetro con l’algoritmo.
L’algoritmo, l’aveva già previsto Dostoevskij con la straordinaria lucidità che è propria del grande scrittore, capace di parlare
“Dicono che Cleopatra (vogliate perdonarmi questo esempio tratto dalla storia romana) si divertisse a ficcare delle spille d’oro nel petto dei suoi schiavi e provasse un godimento ascoltandone le grida e osservandone le convulsioni. Voi direte che ciò accadeva in tempi relativamente barbari; direte che anche oggi i tempi sono barbari, giacché anche oggi (sempre parlando in maniera relativa) si ficcano delle spille nella carne; direte che anche oggi l’uomo, sebbene abbia acquistato una visione più chiara rispetto ai tempi barbarici, è pur sempre lontano dall’aver imparato ad agire così come gl’insegnano la ragione e le scienze. Ma, comunque sia, voi siete assolutamente certi che, prima o poi, imparerà sicuramente, e questo non appena si sarà liberato da certe sciocche abitudini e non appena la ragione e le scienze.
Voi siete convinti che allora l’uomo cesserà spontaneamente di sbagliare e, per così dire, volere o no, non vorrà più creare un divario tra la sua volontà e i suoi normali interessi. Non solo: voi sostenete anche che allora la scienza stessa insegnerà all’uomo (sebbene ciò, secondo me, sia addirittura un lusso) che in lui, in realtà, non esiste né la volontà né il capriccio, anzi, che non sono mai esistiti, e che lui stesso è solamente una specie di tasto di pianoforte o di pedale d’organo; inoltre a questo mondo ci sono anche le leggi della natura, cosicché, qualunque cosa egli faccia, questa si compie non in forza del suo volere, bensì secondo le leggi della natura. Resta dunque soltanto da scoprire queste leggi della natura, e poi l’uomo non dovrà più neppure rispondere delle proprie azioni e vivere gli diventerà estremamente facile.
1 Alain Badiou, Elogio dell’amore, Neri Pozza, Vicenza, 2013
2 Alain Badiou, Elogio dell’amore, Neri Pozza, Vicenza, 2013, p. 16