Ai tempi del Coronavirus e del “distanziamento sociale” che ne deriva, segnaliamo con piacere che i cartelli in Italia, anche se non sono molti, continuano a lavorare, anche a distanza. Il primo contributo di Cartello è infatti l’elaborazione collettiva di un cartello che si è interrogato, a partire dall’esperienza concreta dei singoli cartellizzanti, sul lavoro in ospedale al tempo del Covid-19. Si tratta, questa è l’esperienza di Avellino, di introdurre qualcosa del limite – difficile da accettare per il personale ospedaliero angosciato – e di fare funzione, secondo una bella immagine, di “stampella sussurrante”. Si tratta soprattutto di “esserci”, non di fare, il che differenzia nettamente il loro approccio rispetto alle varie forme di psicologia dell’emergenza oggi in voga.
In seguito, abbiamo due testi di colleghi della New Lacan School che, in occasione di un recente convegno dedicato all’Urgenza, hanno lavorato in cartello sul legame tra trauma, urgenza e attesa (Julia Evans e Paz Chaiat) e che abbiamo tradotto per i lettori di Cartello.
Da ultimo abbiamo due testi dedicati al cartello nel suo rapporto con il sapere e la mancanza. Florencia Medici (Bergamo) si interroga sul ridotto numero di cartelli dentro la Scuola per capire che cosa faccia da ostacolo ad essi; Fabian Fajnwaks (ECF) articola, invece, la sua esperienza di lavoro in cartello con l’esperienza dell’analisi, necessaria per accedere a “un vero sapere”, che si esplica poi nei vari ambiti di attività dentro una Scuola.
Incerti rispetto ai tempi che il virus ci imporrà, vi invitiamo comunque a creare cartelli e cartelli-lampo (della durata massima di 3 mesi), anche via Skype, per lavorare sul tema – purtroppo così attuale – delle paure.
Cartello darà spazio ai vostri elaborati!
Buona lettura!
Adele Succetti
Delegata nazionale ai cartelli