Nonostante la pandemia e il distanziamento sociale che essa ha determinato, la vita, del cartello e non solo, dipende dal desiderio e dal godimento che ogni essere parlante riesce a creare, a crearsi, non senza l’Altro. I legami sociali, impoveriti e provati dalla distanza e dalla mancanza dei corpi reali, per sussistere, si sono quindi reinventati: qualcosa della vita ormai passa attraverso i social, i video, le conferenze online, le parole e la musica… che fanno legame al tempo del Coronavirus. In attesa di poterci rincontrare…
Questo numero di Cartello lo testimonia al meglio: dal “Ritmo straniero”, prodotto alla fine di un cartello sul Seminario VII da parte di Veronica Rinaldo, alle “Improvvisazioni sulla partitura del Coronavirus”, una sinfonia a più voci in cui ognuno dei partecipanti al cartello ha portato la propria musica, al di là e nonostante le diverse collocazioni geografiche, per dire qualcosa degli effetti di questo nuovo reale sul proprio lavoro e sulla propria vita: Il tempo rubato, Impromptu, Al di là di ciò che vediamo, Un velo strappato lo cuce l’invenzione, La regola monastica e la scrittura dell’inconscio.
Il cartello provoca, al lavoro sui testi e al lavoro con gli altri, perché è incurante delle gerarchie, perché fa spazio al non-sapere, perché è uno strumento duttile, che si adatta facilmente anche a condizioni difficili come la nostra. Attiva il desiderio e lo diffonde… un nuovo contagio, quello dell’umano.
Vi invitiamo quindi a creare cartelli e cartelli-lampo (della durata massima di 3 mesi), anche online, per lavorare sul nuovo tema che la Scuola ha messo al lavoro: “La pratica analitica e il suo orientamento lacaniano”.
Cartello darà spazio ai vostri elaborati!
Buona lettura!
Adele Succetti
Delegata nazionale ai cartelli